Via libera di Sergio Mattarella alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale della “manovrina” per la correzione dei conti. Il presidente della Repubblica ha, infatti, firmato il decreto legge che contiene le “disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo”.
Il provvedimento non servirà solo ad aggiustare i conti del 2017 ma consente al governo di fare un primo passo per evitare, come promesso, gli aumenti dell’Iva dal 2018. Dal testo finale del maxi-decreto spunta infatti una norma ad hoc che riscrive la clausola di salvaguardia che scatterebbe dal 2018, in assenza di misure alternative, “alleggerendo” il conto dei 5 miliardi che la manovra porta in dote per il prossimo anno come correzione strutturale (3,4 miliardi l’aggiustamento strutturale sul 2017). La scelta, che probabilmente è tra le cause dei ritardi con cui il testo approvato l’11 aprile dal Consiglio dei ministri è stato trasmesso al Colle, consente intanto all’esecutivo di blindare quelle risorse, ed evitare, come spiegano fonti di governo, che si scatenino su quel tesoretto dello 0,3% del Pil gli appetiti del Parlamento.
I 5 miliardi vengono infatti già impiegati per rimodulare gli aumenti dell’aliquota ordinaria (che passerebbe dal 22% al 25% nel 2018 per poi aumentare solo dello 0,4% e non più dello 0,9% l’anno successivo) e per dimezzare l’incremento dell’aliquota agevolata al 10%, che ora si prevede salire sol’ di un punto e mezzo, all’11,5% anziché al 13%.
Resterà da vedere con quali misure, e per quale entità, il governo sostituirà poi i 14,6 miliardi di rincari rimasti (la salvaguardia valeva in origine 19,7 miliardi sul 2018) con la prossima manovra d’autunno. Le voci di entrata più rilevanti restano la stretta sulle compensazioni fiscali e sull’Iva, con lo split payment ampliato alle partecipate pubbliche e alle prime 40 società quotate (tutte quelle del Ftse Mib). Una misura che, precisa il Mef, non comporta aggravi per le aziende ma punta a stanare l’evasione che si può annidare tra i loro oltre 60 mila fornitori. Gli aumenti di tasse si limitano alle accise sui tabacchi e ai rincari sui giochi, tassa sulla fortuna compresa, mentre il contributo dei ministeri è stato limato a meno di mezzo miliardo. I dicasteri saranno comunque chiamati già entro maggio a indicare dove vorranno tagliare per portare a casa un altro miliardo dal 2018, come prevede la “spending review” permanente introdotta con la riforma del Bilancio.