L’inchiesta su Mafia Capitale colpisce ancora. A finire nel calderone delle indagini della procura della Repubblica di Roma stavolta è Maurizio Venafro, capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio. Una bufera che ha portato alle dimissioni dello stesso numero due del governatore. “Caro Nicola – ha scritto in una lettera diretta a Zingaretti – è con molta sofferenza che ti comunico la mia decisione unilaterale ed irrevocabile di dimettermi”. Venafro ha spiegato di essere “comparso spontaneamente davanti i pubblici ministeri che conducono l’indagine, ho fornito tutti i chiarimenti che mi sono stati richiesti ed ho dato ampia e utile collaborazione per una corretta ricostruzione dei fatti”.
“Un gesto di grande responsabilità” è stato il commento giunto alla maggioranza e dallo stesso Presidente che oggi riferirà al Consiglio sull’accaduto. “Con le dimissioni di Venafro ci troviamo di fronte a due giunte a guida Pd, al Comune di Roma e in Regione Lazio, investite da scandali politici e giudiziari. Orfini ha fallito”, scrivono i deputati capitolini del M5S annunciando una proposta di legge per istituire una commissione di inchiesta che indaghi sulle infiltrazioni criminali legate a Mafia Capitale.
Secondo quanto si è appreso, Venafro sarebbe indagato con l’accusa di tentativo di turbativa d’asta relativa ad una gara d’appalto per l’acquisto del servizio Cup (il Centro Unico Prenotazione). E’ stato lo stesso Zingaretti, lo scorso dicembre, a chiedere l’immediata revoca del bando finito nelle carte di Mafia Capitale, in quanto “attenzionato” da numerose società inquisite.