Il Pd romano trema sotto i colpi dell’inchiesta su Mafia Capitale, l’organizzazione criminale che ha dominato Roma negli ultimi anni, coinvolgendo pezzi grossi della politica e dell’amministrazione della Città Eterna. Un piovra che allungava i tentacoli sia a destra che a sinistra e che ha reso necessarie decisioni forti da parte dei capi partito. Dopo l’autosospensione di Gianni Alemanno da Fratelli d’Italia ieri è arrivato il commissariamento del Partito Democratico locale disposto da Matteo Renzi. Scelta doverosa dopo l’iscrizione nel registro degli indagati di Mirko Coratti e Daniele Ozzimo, due elementi di spicco della giunta Marino che governa la Capitale.
A guidare i dem romani sarà l’attuale presidente nazionale del Pd, Matteo Orfini. Il sindaco oggi, entrando in Campidoglio, ha assicurato che lo incontrerà nelle prossime ore per discutere di una situazione che rischia di esplodere da un momento all’altro. Nessuno sembra al sicuro, nemmeno lo stesso primo cittadino, estraneo ai fatti, ma che potrebbe dover fronteggiare una vera e propria crisi politica. Anche perché, dall’altro lato, il Movimento 5Stelle, continua a chiedere a gran voce lo scioglimento dell’Assemblea Capitolina per infiltrazioni mafiose.
Non meno di quello che avviene nei comuni della locride o quelli di alcune province campane. Renzi, già alle prese con la minoranza interna, dovrà di nuovo scendere in campo in prima persona per evitare il caos. Il presidente del Consiglio ha già annunciato che il Pd romano dovrà essere ricostruito dalle radici. Ma per Renzi la vera grana è la foto che immortala Giuliano Poletti a una delle cene incriminate. Per il premier il ministro del Lavoro è estraneo ai fatti ma i grillini ne chiedono comunque le dimissioni. I guai sono appena iniziati.