“Premiare chi fa bene con differenziazioni”. Queste le parole del ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, in merito ad una questione definita centrale per il pubblico impiego: la valutazione. Secondo quanto filtra dall’incontro di martedì tra il governo e i sindacati a Palazzo Vidoni, la distribuzione degli incentivi non può più seguire un percorso “a pioggia”, senza distinzioni. E, a proposito del contratto, se ci sarà sviluppo allora ci saranno anche più risorse, ha detto ancora la ministra.
Su questa linea s’inserisce la bozza del nuovo Testo Unico sul pubblico impiego che contiene “rivoluzioni” come l’addio al posto fisso. Ogni anno tutte le amministrazioni dovranno comunicare al ministero “le eccedenze di personale” rispetto alle “esigenze funzionali o alla situazione finanziaria”. Le cosiddette “eccedenze” verrebbero subito spostate in un altro ufficio nel raggio di una cinquantina di chilometri da quello di provenienza con la mobilità obbligatoria. Altrimenti verrebbero messe in disponibilità: cioè non lavorano e prendono l’80% dello stipendio, ma se entro due anni non trovano un altro impiego, sono licenziati.
Il nuovo testo dovrebbe prevedere anche un “taglio netto” agli scatti di anzianità, che di fatto cesserebbero di esistere. Con le nuove norme, infatti, ogni anno tutti i dipendenti pubblici saranno valutati dai loro dirigenti e solo in base a questa valutazione riceveranno un aumento calcolato in base alla disponibilità economica.
La ministra ha proposto l’avvio di un confronto tecnico sulle priorità del pubblico impiego (reclutamento, mobilità, valutazione e contratto) con i sindacati così da raccogliere gli input per mettere a punto l’atto di indirizzo, ovvero le linee guida per il rinnovo, e i suggerimenti per gli aspetti del testo unico che impattano sulla contrattazione. Quindi, a metà settembre, il Ministero farà un bilancio delle riunioni tecniche e stilerà l’atto di indirizzo, in parallelo con la discussione sulle Legge di stabilità.