Al primo scrutinio per l'elezione del presidente della Camera e di quello del Senato, Pd e Movimento 5 Stelle voteranno scheda bianca. “Spetta a M5s e centrodestra indicare una soluzione – ha detto Ettore Rosato facendo il suo ingresso all'assemblea dei gruppi dem – non ci sono riusciti. Spetta a loro avanzare una proposta, siamo in attesa di capire quale. Anche i 5 Stelle, che non hanno trovato l'accordo col centrodestra su nomi condivisi, daranno l'indicazione di votare scheda bianca si a Montecitorio che a Palazzo Madama. Stesso discorso per Leu e Forza Italia.
Il vertice
Il vertice di ieri fra i capigruppo dei partiti, riuniti per raggiungere l'intesa, si è concluso con un nulla di fatto. E' risultata incolmabile la distanza fra Forza Italia e Movimento Cinque stelle: gli Azzurri, infatti, hanno insistito per la candidatura di Paolo Romani al Senato, proponendo inoltre ai pentastellati un faccia a faccia tra Berlusconi e Di Maio. Nulla di fatto: entrambe le proposte sono state risepdite al mittente, con tanto di veto su qualsiasi incontro con il leader di FI in quanto, per il M5s, il leader del Centrodestra non è il Cavaliere ma Matteo Salvini. “I nomi usciranno solo se ci sarà un incontro tra i leader – ha chiosato l'ala azzurra -, altrimenti il Centrodestra andrà con Romani al Senato e Giancarlo Giorgetti alla Camera”.
No a Romani
“Nessun Nazareno-bis”: i Cinque stellesono stati abbastanza chiari ma, al momento, la situazione resta in stato di impasse con Romani che, secondo il leader dei pentastellati, “è indagato e invotabile”, nonostante il suo nome sia venuto fuori a più di un vertice del Centrodestra, compreso l'ultimo fra Berlusconi, Salvini e Meloni. “Ci auguriamo che la notte porti consiglio affinché la leadership di Salvini unifichi la saggezza del Centrodestra”, ha spiegato Giulia Grillo, presidente dei deputati M5s, a ribadire ancora una volta come per l'ala grillina il leader della coalizione sia il segretario del Carroccio come, in base a quanto stabilito prima delle elezioni, in linea teorica dovrebbe essere. Più morbida la linea di Danilo Toninelli, capogruppo al Senato, ma comunque rigido sul nome di Paolo Romani: “La Lega ha fatto il nome di Romani, abbiamo confermato che per noi non ha i requisiti, in quanto condannato per peculato. Ma ciò non significa che chiudiamo a un nome di Centrodestra”.
Strategie di voto
Preso atto della fumata nera, quello che davvero tiene banco al momento è il clima in casa Centrodestra: la fermezza dei Cinque stelle nel non voler trattare con Berlusconi palesa una conseguente aria poco serena all'interno della coalizione, con il leader forzista che resta saldo nella posizione di voler essere interpellato dagli altri leader sulla questione dei presidenti (dando mandato ai capigruppo di trattare solo sugli altri incarichi) ma, allo stesso tempo, sarebbe rimasto poco soddisfatto dell'atteggiamento degli altri due “pezzi grossi” della coalizione. La presa di posizione che arriva da Palazzo Grazioli sfocerebbe in una precisa strategia di voto: scrivere “Romani” sulla scheda della votazione di sabato. Lo stesso Romani che, uscendo dalla riunione, si era mostrato scontento dell'atteggiamento grillino: “Non accettano di parlare dei nomi delle presidenze con il leader di Fi, abbiamo fatto per un'ora questa domanda e loro ci hanno risposto di voler derubricare la cosa al tavolo dei capigruppo”. Linea che Di Maio continuerà a seguire, nella speranza che la soglia dei 94 voti non diventi proibitiva proprio per il suo “no” a una trattativa con Berlusconi: un rischio non tanto per il Senato (dove, dopo il terzo voto, la coalizione può eleggere un candidato) quanto per la Camera.