Non solo la Commissione europea: la bocciatura al Def arriva anche da organi ben più interni alla legislatura del nostro Paese, con l'Ufficio parlamentare di Bilancio che stronca i numeri contenuti nel documento approvato dall'esecutivo ritenendo che “non sia possibile validare le previsioni macroeconomiche relative al 2019” contenute nella nota di aggiornamento al Def. In sostanza, quanto contenuto nella Nota sarebbe una previsione troppo ottimistica soprattutto per quanto riguarda la crescita del Pil reale e nominale, palesando rischi non indifferenti al ribasso, dovuti sia alle “deboli tendenze congiunturali di breve termine” che “alle turbolenze finanziarie”. E l'Upb estende il suo giudizio (solo marginale, in quanto non rientrerebbe nelle sue competenze) anche al biennio successivo, indicato come egualmente troppo ottimistico secondo le previsioni del Def.
Il parere negativo
Per l'Ufficio parlamentare si tratta di una deviazione significativa rispetto alla normativa sul saldo strutturale e per la regola della spesa: “Nel caso lo sforzo di bilancio per il 2019 venisse confermato nel Documento programmatico di bilancio Dpb e se tale sforzo fosse giudicato dalla Commissione Ue chiaramente al di sotto di quanto raccomandato dal Consiglio a luglio (aggiustamento strutturale di 0,6 punti), essa potrebbe considerare come particolarmente grave il mancato rispetto delle regole del Patto”. Un giudizio negativo che fa il paio con la prudenza predicata in giornata da Bankitalia, specie sulla questione della legge Fornero e, più in generale, delle pensioni.
Non è comunque la prima volta che l'Utp si ritrova a bocciare la Nota di ggiornamento: l'ultima volta era stata nel 2016 e, alla fine, costò l'invalidazione della proposta (nette le opposizioni contro l'ex capo di Via XX Settembre, Carlo Padoan) il quale tornò con un leggero aumento delle stime del deficit, preservando le previsioni sul piano su uno standard maggiore. Solo così, infatti, si era riusciti a passare per la validazione.