“L’intera Italia oggi è in lutto per il presidente di tutti e siamo numerosi alla celebrazione che apre a Carlo la porta del cielo, Franca tu soprattutto senti la perdita perché proprio oggi, 19 settembre, nel 1946 tu e Carlo vi eravate sposati a Bologna e questo settantesimo anniversario cade come una goccia di tenerezza che almeno un poco smorza la crudezza della morte e del distacco. Anche oggi tu e Carlo vi trovate insieme davanti all’altare del Signore”. Durante l’omelia funebre per Carlo Azeglio Ciampi, Mons. Vincenzo Paglia, non ha voluto tralasciare un passaggio sulla vita familiare dell’ex presidente, scomparso il 16 settembre.
L’ultimo saluto
In tanti si sono recati nella chiesa di San Saturnino Martire (a Roma, nel quartiere dove risiedeva) per accompagnare il presidente emerito della Repubblica durante l’ultimo viaggio. A celebrare il rito, come detto, è stato Mons. Paglia, presidente della Pontificia accademia per la Vita, amico personale di Ciampi, cui è stato vicino negli ultimi giorni, insieme a don Marco Valenti. Accanto al feretro c’erano la moglie Franca, seduta tra i figli Claudio e Gabriella, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Senato Pietro Grasso e la presidente della Camera Laura Boldrini, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Il premier Matteo Renzi, a New York per l’Assemblea dell’Onu, ha invito una corona con i colori della bandiera italiana e diversi ministri partecipano ai funerali. In prima fila la nipote Margherita, con gli adorati pronipoti Ginevra e Manfredo, le nipoti Maria e Virginia, il genero Marcello, la nuora Patrizia, i nipoti livornesi del presidente, i medici che lo hanno assistito fino all’ultimo. Seduti con i familiari, i coniugi Romano e Flavia Prodi. Presenti anche la sindaca di Roma Virginia Raggi e l’attore Roberto Benigni.
Il ricordo di Mons. Paglia
“Sono grato a Carlo per la sua amicizia, non dimenticherò i suoi occhi, il suo grazie, la sua carezza quando gli ho dato in questi ultimi momenti la benedizione di Papa Francesco” ha detto Mons. Paglia durante l’Omelia. Oggi, ha proseguito, “come abbiamo ascoltato nella prima lettura, anche Carlo può dire ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. E davvero lui ha combattuto la buona battaglia”.
Il rapporto con Wojtyla
Mons. Paglia ha anche ricordato il rapporto speciale che legava Ciampi a Giovanni Paolo II. Una volta chiese al Pontefice defunto di non abbandonarlo mentre si avvicinava la fine. “Santo Padre – disse – abbiamo la stessa età, se lei dovesse morire prima di me mi prometta che mi verrà incontro, che mi verrà a prendere e non mi lascerà solo nella mia ultima ora”. Giovanni Paolo II, ha aggiunto il vescovo, “è qui, con noi, è venuto a prendere Carlo”. Ciampi, ha continuato, “si è preparato a questo incontro decisivo diverse volte, ne abbiamo parlato in questi tempi. La malattia lo aveva duramente provato ma dalla sua bocca non è uscito mai un lamento e ha vissuto il suo indebolimento progressivo senza perdere rigore e dignità. La sua era una fede semplice e non gridata, praticata con discrezione e tanto rispetto, ha ispirato tutti i suoi giorni”.
Preoccupato per l’Europa
Il presule ha descritto Ciampi come “severo ed esigente con se stesso. I suoi collaboratori lo ricordano calmo e sereno anche durante le tempeste più grandi. Non per arroganza, ma per competenza, rigore, onestà e saggezza Di questo Paese conosceva i limiti ma era convinto che si potessero superare”. Quello dell’ex presidente “era un doppio patriottismo, ha voluto irrobustire la difficile unità degli italiani intorno al tricolore e mettere al sicuro questa unità nell’Europa, anche se negli ultimi tempi non nascondeva la sua preoccupazione”.