Con un tweet il presidente del consiglio Paolo Gentiloni ha annunciato il varo, da parte del governo, del Reddito di inclusione: “Un aiuto a famiglie più deboli, un impegno di governo, Parlamento e Alleanza contro povertà” ha scritto il premier. Ma in cosa consiste concretamente questa misura?
A chi è rivolto
Il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri introduce il “Rei” dal 1 gennaio 2018. Il beneficio sarà destinato nella prima fase a 660.000 famiglie, di cui 580.000 con figli minori, pari a circa 1,8 milioni di persone interessate. Dal primo dicembre si potranno presentare le domande per ottenerlo. Il Reddito d’Inclusione, che in fase di prima attuazione potrà contare su un plafond di circa 2 miliardi di euro comprensivi dei fondi per l’inclusione sociale, sarà rivolto ai nuclei familiari con figli minori o disabili, donne in stato di gravidanza o persone ultra cinquantacinquenni in condizione di disoccupazione. Si tratta delle fasce di popolazione individuate tra le più bisognose, in continuità con il Sia (Sostegno per l’inclusione attiva) e l’Asdi (Assegno di disoccupazione), che il Rei andrà a sostituire in via espansiva. Esso verrà poi progressivamente allargato, grazie a un incremento delle risorse, fino a comprendere tutta la platea delle persone in condizione di povertà assoluta.
Come funziona
Il Reddito di inclusione è la prima misura unica nazionale di contrasto alla povertà a vocazione universale. Il beneficio economico sarà erogato attraverso una Carta di pagamento elettronica (Carta Rei), e un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà.
Durata e importo
L’importo del Rei va da un minimo di 187,5 euro a un massimo di 485,4 euro al mese. E’ concesso per un periodo massimo di 18 mesi e non potrà essere rinnovato prima di 6 mesi. In caso di rinnovo, la durata è fissata in 12 mesi. In ogni caso, il beneficio per ogni nucleo familiare non potrà essere superiore all’assegno sociale (valore annuo 5.824 euro, ovvero circa 485 euro al mese). Se i componenti del nucleo familiare ricevono già altri trattamenti assistenziali, il valore mensile del Rei è ridotto del valore mensile degli stessi trattamenti.
I requisiti
Potranno accedere al beneficio i cittadini italiani, i cittadini comunitari, i familiari di cittadini italiani o comunitari, non aventi la cittadinanza in uno Stato membro, titolari del diritto di soggiorno o diritto di soggiorno permanente, i cittadini stranieri in possesso del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo, i titolari di protezione internazionale (asilo politico, protezione sussidiaria), che siano residenti in Italia da almeno due anni al momento della presentazione della domanda. Il nucleo familiare deve avere un valore Isee non superiore a 6.000 euro e un reddito equivalente non superiore a 3.000 euro. Inoltre il valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non deve superare i 20.000 euro e il patrimonio mobiliare (depositi, conti correnti) non deve essere superiore a 10.000 euro (ridotto a 8.000 euro per la coppia e a 6.000 euro per la persona sola).
Le domande
Potranno essere presentate da dicembre. Il Comune raccoglierà la richiesta, verificherà i requisiti di cittadinanza e residenza e la invierà all’Inps entro 10 giorni lavorativi dalla ricezione. L’istituto, entro 5 giorni, verificherà il possesso dei requisiti e, in caso di esito positivo, riconoscerà il beneficio.
Il commento del ministro Poletti
“Per la prima volta il nostro Paese ha uno strumento permanente di contrasto alla povertà fondato sul sostegno al reddito e sull’inclusione sociale. Uno strumento che impegna tutte le istituzioni e le comunità locali a stare a fianco dei più deboli” ha detto Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle politiche sociali. “Il Rei – sottolinea – rappresenta il pilastro fondamentale del Piano nazionale per la lotta alla povertà e colma un vuoto annoso nel sistema italiano di protezione degli individui a basso reddito. E’ il segno di un nuovo approccio alle politiche sociali, in quanto si fonda sul principio dell’inclusione attiva, ovvero sull’affiancamento al sussidio economico di misure di accompagnamento capaci di promuovere il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro di coloro che ne sono esclusi”. Dunque secondo il ministro “non una misura assistenzialistica, un beneficio economico ‘passivo’, in quanto al nucleo familiare beneficiario è richiesto un impegno ad attivarsi, sulla base di un progetto personalizzato condiviso con i servizi territoriali, che accompagni il nucleo verso l’autonomia”.