Un errore per Roma rinunciare alla candidatura per ospitare la sede Ema”. Ne è convinta il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, critica in merito alla decisione della sindaca Virginia Raggi di lasciare a Milano l'incombenza di concorrere per divenire la destinazione dell'Agenzia del farmaco, dismessa da Londra. Secondo Lorenzin, la candidatura della Capitale avrebbe garantito chance maggiori all'Italia di ottenere il via libera dell'Europa: “Ovviamente – ha spiegato ad alcuni cronisti – per farlo ci voleva una totale sinergia tra il Comune, la Regione e lo Stato, come si è dimostrato per il caso Milano. Spero che questo patto, che stiamo faticosamente cercando di mettere in piedi, possa mettere in moto il motore economico e ricentralizzare la forza di Roma”.
La versione di Raggi
Una versione che, però, ha incontrato il dissenso della sindaca Raggi: “Noi eravamo a favore della candidatura di Roma per la sede dell'Ema – ha detto al termine di una riunione in Campidoglio col ministro Calenda per il rilancio della città -. Evidentemente il ministro ha preferito candidare Milano con gli esiti che purtroppo sono a tutti noti. Se avesse candidato Roma magari avremmo avuto più chance”. Una polemica che, di fatto, si inserisce in quella già scaturtia dopo la sconfitta del capoluogo meneghino nella corsa alla sede dopo un sorteggio con Amsterdam: in precedenza peraltro (poco più di un anno fa) la prima cittadina aveva parlato, in via ufficiosa, della candidatura di Roma come un'ipotesi che, in quel momento, non rappresentava una priorità.
Lorezin: “Iter mai istituito”
Un'occasione sprecata secondo Lorenzin, la quale non ha mancato di appellarsi alle suddette dichiarazioni dell'allora neoeletta sindaca: “Telefonate dalla Raggi per sostenere Roma: zero; da parte di Milano: cento. Ricordo ai distratti che la candidatura andava presentata dalla città interessata, e a dimostrazione che non era una priorità, l'iter non è stato mai istruito”. Da parte sua, la titolare del Campidoglio aveva precisato all'epoca che il diniego scaturiva da un'amministrazione “impegnata nella gestione di questioni prioritarie in città come l’emergenza rifiuti, il caso di via Cupa, il salario accessorio, gli asili in concessione e le educatrici precarie”, oltre che alla presenza nell'Urbe “dell'Aifa e dell'Istituto superiore della Sanità”. L'inversione di rotta, arrivata tardi nel caso dell'Ema, Lorenzin auspica sia di buon augurio per il futuro Tavolo per Roma, “dove si parla anche di farmaci e industria”.