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L'Ocse contro Reddito e Quota 100

Torna a suonare l'allarme dell'Ocse sull'economia italiana, a pochi giorni dalla redazione del nuovo Documento di economia e finanza e dopo le parole del ministro Tria a Firenze. Secondo il rapporto pubblicato dall'Organizzazione, risulta una crescita ancora in fase di stasi per il Pil italiano, con le stime ferme al -0,2% per l'anno in corso, con previsione del +0,5% nel prossimo. Stando alle parole del segretario Angel Gurria, in Italia in questi giorni, la crescita si conferma modesta e non solo: in Manovra vengono riscontrate come tutt'altro che positive le due misure portanti, Reddito di cittadinanza e Quota 100, secondo l'Ocse entrambe da abrogare. Nel rapporto, infatti, si legge che “l’abbassamento dell’età pensionabile a 62 anni con almeno 38 anni di contributi rallenterà la crescita nel medio termine, riducendo l’occupazione tra le persone anziane e, se non applicata in modo equo”, favorendo l'incremento della “diseguaglianza intergenerazionale e farà aumentare il debito pubblico”.

Di Maio: “Facciano austerity a casa loro”

Per quanto riguarda il Reddito di cittadinanza, l'Ocse osserva che “il livello del trasferimento, previsto dal programma attuale, rischia di incoraggiare l’occupazione informale e di creare trappole della povertà”. Una condizione alla quale il governo dovrebbe ovviare attuando “un programma pluriennale per rinnovare i centri per l’impiego basato sull’applicazione di standard di servizio essenziali e investimenti più cospicui in sistemi informatici, strumenti di profilazione e risorse umane”. Osservazioni che, però, non sono andate a genio al vicepremier Luigi Di Maio che, in un messaggio su Facebook, invita l'Ocse a non intromettersi perché “sappiamo ciò che stiamo facendo”, incoraggiando gli analisti parigini a “fare austerity a casa loro”.

Riforme permanenti

Preso atto dello “stallo ufficiale” dell'economia italiana, l'Ocse prova a tracciare la via da seguire, incoraggiando il Paese (che “continua ad affrontare significativi problemi in campo economico e sociale”) ad “adottare una serie di riforme pluriennali per favorire una crescita più solida e inclusiva e ripristinare la fiducia nella capacità di riforma”. Una disamina dovuta a quello che, per l'Organizzazione, è un dato di fatto: “Il rallentamento dell’economia sottolinea ancora una volta l’urgenza di sviluppare politiche per rivitalizzare la crescita”.

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