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L'Italia secondo Matteo… Salvini

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Prosegue la serie di interviste che In Terris sta rivolgendo ai leader di partito in vista delle elezioni politiche del 4 marzo. Oggi in esclusiva Matteo Salvini, che si candida a diventare presidente del Consiglio.

È opinione diffusa che lui e il partito che guida, la Lega, abbiano posizioni discordanti da quelle della Chiesa cattolica. Ma si contano anche diverse affinità, come spiega il leader del Carroccio di seguito.

On. Salvini, i dati Istat sulla natalità sono diventati una costante negativa. Quali sarebbero le misure prioritarie da applicare per rilanciare le nascite?
“Il tema è estremamente preoccupante dal punto di vista sociale ed economico. Per la Lega la crisi demografica è legata alla mancanza di un lavoro stabile e dignitoso. Dunque le misure per far crescere l’occupazione, specie dei giovani, sono quelle che abbiamo in mente e che andranno a riempire le culle vuote. Anche in questo senso è utile cancellare la legge Fornero, per mandare in pensione un po’ di gente e lasciar spazio ai giovani. Far crescere il tasso di natalità deve essere un obiettivo prioritario. Prima ancora dei dati sul debito, sullo spread, sul rapporto deficit-pil, la nascita di più bambini è un indicatore di un Paese in ripresa”.

I rapporti della Lega con la Chiesa italiana e con il Vaticano appaiono un po’ incrinati. Una volta al Governo, in che modo pensa di stabilire le relazioni con la Chiesa?
“Anzitutto approfondendo la conoscenza. È vero che esistono delle distanze o che così sembra, ad esempio sul tema dell’immigrazione. Noi vogliamo coniugare l’accoglienza al rispetto delle regole: una volta al Governo conto di confrontarmi con le istituzioni ecclesiastiche e con il mondo cattolico per essere reciprocamente utili. Del resto i punti di contatto ci sono e sono più delle divergenze: ad esempio penso alla contrarietà alla legge sul Biotestamento, che fa morire di fame e di sete le persone. Ricordo inoltre che nelle Regioni governate dalla Lega l’attenzione verso la sensibilità cattolica è massima: c’è garanzia di libertà educativa per le scuole cattoliche e per i genitori dei bambini, nascono nuovi Centri di Aiuto alla Vita”.

A proposito dell’immigrazione. Cosa farebbe di diverso rispetto a oggi la Lega al Viminale?
“In alcuni Paesi europei per identificare chi sbarca ci vogliono due mesi, in Italia si arriva persino ad un anno. Ecco, la priorità è velocizzare questo processo di identificazione per capire chi ha diritto all’accoglienza come profugo e chi no. Seconda azione è stipulare accordi con tutti i Paesi di provenienza dei migranti. Terzo punto: coinvolgere l’Unione Europea, che attualmente ci lascia da soli ad affrontare questa emergenza”.

L’Ungheria ha presentato al Parlamento un pacchetto di leggi che è stato battezzato “Stop Soros”. Lei al Governo come tratterebbe le ong finanziate dal noto magnate?
“Io al Governo non permetterò che ci sia qualcuno che influenzi la politica nazionale usando i suoi miliardi e travalicando così ciò che in democrazia è preminente: la volontà popolare. Con la Fondazione “Open Society” Soros investe parte del suo patrimonio per agevolare un certo tipo di società ultraprogressista che reputo pericolosa. La società deve essere aperta sì, ma con delle regole. Ci sono alcuni passaggi dell’agenda di questa Fondazione che riguardano i giovani, la famiglia, lo sballo che non mi convincono affatto. Ai diritti devono sempre accompagnarsi i doveri”.

Prima abbiamo fatto riferimento al Biotestamento. Con la Lega al Governo, che ne sarebbe di questa legge?
“Quella legge va rivista. È indegno lasciar morire di sete e di fame una persona che è ancora senziente e che patisce. Ai tempi dell’approvazione della legge, dissi che vorrei aiutare le famiglie a vivere al meglio piuttosto che aiutare la gente a morire. C’è chi già vuole passare all’eutanasia nella prossima legislatura: per quanto mi riguarda è necessario fermare questa deriva etica relativa anche ad altre questioni come l’utero in affitto e gli ovuli in laboratorio”.

La Comunità Papa Giovanni XXIII propone al prossimo Governo l’istituzione di un Ministero della Pace per educare la società a gestire i conflitti e imprimere una visione politica d’insieme fondata sulla pace. Cosa ne pensa?
“So che si tratterebbe di una misura innovativa, almeno in Europa. Mi sono impegnato a studiare questa proposta. Il concetto di pace sociale è differente da quello di pacifismo e mi trova assolutamente in linea”.

La Lega è per la difesa del “made in Italy” anche attraverso l’istituzione di dazi sul modello degli Stati Uniti di Trump?
“Oggi l’Unione Europea difende con 50 dazi i prodotti europei dalla concorrenza sleale cinese. Dunque non proponiamo di inventare qualcosa che non esiste, piuttosto di ripristinare i dazi laddove sono stati tolti. Riteniamo che ci siano settori, su tutti l’agricoltura, che sono stati danneggiati dalla globalizzazione incontrollata. Dobbiamo mettere i nostri allevatori e i nostri industriali nelle condizioni di competere ad armi pari. Senza dazi, non è possibile competere con Paesi che usano materiali vietati in Italia o che fanno lavorare i bambini”.

Non teme che il protezionismo possa ridurre il potere d’acquisto dei consumatori?
“Prima di tutto va protetto il diritto alla salute dei consumatori. Per la concorrenza sleale nel settore dei giocattoli, nel nostro mercato ci sono prodotti cinesi fatti con materiali pericolosi e scadenti, che fanno male ai nostri figli e fanno chiudere le nostre aziende. Ma posso citare anche esempi nel settore agricolo: se il riso contiene pesticidi o fertilizzanti che in Italia sono vietati, è mio dovere bloccarne la vendita. E questo vale anche per il grano e per il pesce”.

C’è stata qualche polemica a seguito della sua dichiarazione sulla volontà di chiudere le moschee illegali. Qual è la posizione ufficiale della Lega sulla presenza di luoghi di culto islamici?
“Ciò che è illegale va chiuso, lo dice la parola stessa. Riguardo alle strutture legali, con me al Governo bisognerà conoscere da dove provengono i finanziamenti e chi sono i predicatori. Poi io ho invitato a leggere la Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo, che afferma ad esempio che la giustizia islamica prevale su quella nazionale, oppure che la donna vale meno dell’uomo. Mi chiedo se l’applicazione letterale di queste indicazioni sia compatibile con la nostra Costituzione, con i nostri valori, con le nostre libertà”.

Federico Cenci: