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L'Italia, cerniera tra Usa e Russia

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Un’Italia che ricordi la divinità romana Giano Bifronte: con un’unica testa, dotata di pensiero autonomo, e con due volti capaci di rivolgere lo sguardo sia ad Oriente sia ad Occidente, senza preclusioni. È questa l’immagine allegorica del nostro Paese che esce dalla conferenza che si è tenuta martedì scorso, 24 aprile, alla Camera, in occasione della presentazione del dossier del Centro Studi Machiavelli sulla guerra in Siria.

Insieme agli autori della pubblicazione, gli analisti Dario Citati e Daniele Scalea, era presente l’on. Guglielmo Picchi, esperto di politica estera della Lega e consigliere di Matteo Salvini. Il deputato ha puntato l’indice verso i grandi mezzi d’informazione italiana, rei a suo avviso di aver offerto “una ricostruzione superficiale” del conflitto siriano. Secondo Picchi, è inesatto presentare la Lega, in quanto contraria all’intervento militare su Damasco, come un partito “filo-Putin”, pertanto in grado di “rinnegare l’appartenenza dell’Italia alla Nato”.

Il deputato del Carroccio, del resto, ha ricordato che il bombardamento dei presunti depositi di armi chimiche non è avvenuto sotto l’egida della Nato e nemmeno è seguito a una delibera dell’Onu, ma è stata un’iniziativa isolata di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Picchi ha rammentato che la Merkel non ha concesso né basi né supporto logistico al recente intervento militare, ma non è stata tacciata di tradimento all’Alleanza Atlantica. Ha quindi ribadito che l’Italia deve restare un leale membro della Nato, senza però rinnegare l’importanza di mantenere un rapporto solido e collaborativo con la Russia. “Impossibile mettere in sicurezza il Medio Oriente – ha osservato – senza coinvolgere la Federazione russa”.

In tal senso Picchi ha rievocato Pratica di Mare, località che ospita una base dell’aeronautica militare italiana in cui nel 2002 fu firmato un impegno di collaborazione tra Stati Uniti e Russia con Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, che fece da garante tra George W. Bush e Vladimir Putin. Quello “spirito” dovrebbe caratterizzare la politica estera italiana ancora oggi, per affrontare con maggiore incisività e coordinamento internazionale tra Oriente e Occidente il fenomeno del terrorismo e i fenomeni migratori.

Secondo Picchi “l’Italia ha abbandonato i tavoli Nato da troppo tempo”, oggi ha la necessità di “far valere il proprio grande contributo all’Alleanza Atlantica”. In che modo? Ad esempio, battendosi perché “le esercitazioni Nato avvengano nel Mediterraneo, area di nostro interesse, piuttosto che nei Paesi Baltici”, dove si rischia di incrinare il rapporto con Mosca voltando le spalle, appunto, allo “spirito” di Pratica di Mare.

Federico Cenci: