Mettiamola così: abbiamo altri tre mesi, gli ultimi, per mettere la schiena dritta e risolvere una situazione che si trascina ormai da troppo tempo. La Corte suprema indiana ha concesso un’estensione 90 giorni della permanenza in Italia per motivi di salute del fuciliere di marina Massimiliano Latorre, evitando così l’escalation di una crisi diplomatica.
Ma la questione sostanziale non cambia di molto. Resta il fatto che Nuova Delhi trattiene i nostri soldati da oltre due anni accusandoli di due omicidi per i quali il processo non è mai iniziato, non si sa bene neanche chi dovrà sostenere l’accusa, le prove non ci sono. L’Italia – complici molti interessi economici su commesse internazionali che hanno colpevolmente indirizzato le scelte politiche – non ha mai spinto per l’arbitrato internazionale, che sarebbe stata la via naturale per un episodio accaduto in acque internazionali. Anzi, ha consegnato nave ed equipaggio in fretta e furia all’India onde evitare qualunque tensione. E ha reiterato questo atteggiamento nel momento in cui i fucilieri di Marina erano tornati in Italia per le festività Natalizie: alla dichiarazione dell’ex ministro Terzi (poi dimessosi) seguì invece poi un consiglio dei ministri dove si decise per la restituzione di quelli che poi – a distanza di tempo – gli stessi indiani hanno definito “ostaggi”.
“Una notizia positiva”. Così il ministro degli Esteri, Gentiloni, ha commentato la proroga concessa dalla Corte suprema indiana a Massimiliano Latorre. “Ora bisogna lavorare a una soluzione definitiva” per entrambi i Marò”, ha aggiunto. Il ministro, in procinto di partire per l’Etiopia, ha ricordato che la richiesta italiana era “basata su ragioni umanitarie”. Per il titolare della Farnesina è “molto positivo che anche il rappresentante del governo indiano” abbia sostenuto la richiesta. Resta ancora una volta l’atteggiamento morbido dell’Italia, che parla di ragioni umanitarie e non di diritto internazionale. Un atteggiamento che fino a oggi non ha portato alla definizione reale ed definitiva del caso.
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