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L'inchino che mise in ginocchio l'Italia

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Ricorre lunedì l'ottavo anniversario del naufragio Costa Concordia, l’ammiraglia di Costa Crociere che nel 2012 urtò gli scogli de Le Scole e si adagiò sulle rocce di Punta Gabbianara, all’Isola del Giglio, provocando la morte di 32 persone.

In preghiera per le vittime

“Nella giornata del ricordo il Comune e la cittadinanza di Isola del Giglio commemoreranno le vittime con una Messa di suffragio alle ore 12 nella chiesa dei Santi Lorenzo e Mamiliano a Giglio Porto e con la deposizione, alle 13:00, di una corona di fiori nelle acque di Punta Gabbianara- riferisce Giglionews. In serata poi, alle 21,30, una fiaccolata partirà dalla chiesa verso il molo rosso fino alla lapide in ricordo delle vittime di quella tragica notte ed alle 21,45,7” il suono delle sirene delle navi accompagnerà la preghiera nell’esatto istante in cui la nave da crociera urtò gli scogli della nostra isola. Saranno presenti, tra gli altri, il capo della Polizia (all’epoca capo della Protezione Civile) Franco Gabrielli, il presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani, il prefetto di Grosseto Fabio Marsilio, il questore di Grosseto Domenico Ponziani ed una rappresentanza del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile.

Crociera tragica

“Quando il 13 gennaio 2012 la nave da crociera Costa Concordia si accascia su un fianco a pochi metri dall’Isola del Giglio, è ormai notte, tardi perché la notizia possa comparire con ampiezza sui quotidiani del giorno dopo”, racconta Umberto Folena. È trascorso un giorno di stupore e di dolore, di domande e di prime ipotesi, quando il 15 gennaio Avvenire propone in prima pagina questo titolo: “Crociera tragica. Tre morti e decine di dispersi nel naufragio al Giglio. Fermato il comandante per manovra maldestra e abbandono della nave. Il giallo della rotta sbagliata e di uno scoglio non segnalato”. I giornali ormai hanno potuto mandare sul posto i loro inviati. Ma in prima pagina (titolo: “Un boato assordante, poi il panico”) Avvenire offre la testimonianza del collega Luciano Castro, dell’Ufficio stampa del Rinnovamento nello Spirito, che si trovava a bordo della nave.

Buio e terrore

“Il boato è arrivato subito dopo la crema di patate e cipolle. La nave ha cominciato a inclinarsi. Poi c’è stato il black out, il buio totale. È stato subito chiaro che la chiglia del Concordia aveva incontrato un ostacolo”. Il racconto di Castro si fa drammatico: “La gente ha cominciato a precipitarsi fuori dalla sala, io mi sono fermato per aiutare una giovane donna al quinto mese di gravidanza, in pieno attacco di panico: insieme al marito l’abbiamo stordita di rassicurazioni, indicandole a esempio la placidità del personale, quasi tutto di origine asiatica, che restava impassibile al proprio posto. In realtà, i camerieri erano inebetiti, incapaci di reagire, del tutto impreparati ad affrontare la situazione“.

La dinamica del disastro

La prima ricostruzione dell’incidente è offerta dal procuratore Francesco Verusio: “Il comandante Francesco Schettino si è avvicinato molto maldestramente all’Isola del Giglio e la nave ha preso uno scoglio e il comandante non ha avvertito subito la Capitaneria di porto”. Troppe cose non quadrano. A cominciare dalla rotta, che è il passaggio decisivo di questa tragedia, visto che la Costa Concordia ha squarciato settanta metri di chiglia su un gruppo di scogli dai quali sarebbe dovuta essere ben lontana. “Mentre navigavamo ad andatura turistica abbiamo impattato uno sperone di roccia che non era segnalato nella carte nautiche” è la spiegazione di Schettino”. Molto è andato storto quella sera. A Fiumicino le testimonianze di passeggeri, soprattutto stranieri, che ancora sotto choc cercato di tornare a casa. I loro giudizi sono durissimi.

Scogli segnalati

Drammatico il racconto di un altro passeggero, Giuseppe Lanzafame, a lungo marittimo: “Mi sono subito accorto dell’impreparazione del personale, che non sapeva come calare in mare le scialuppe. A un certo punto ho dovuto spiegare io a uno di loro come manovrare le scialuppe e mi sono messo alla guida dell’imbarcazione perché loro non sapevano che fare ed erano più spaventati di noi“. Un comandante dei traghetti Toremar, che prestano servizio tra Porto Santo Stefano e il Giglio, smentisce Schettino: “Non solo quegli scogli sono ben segnalati sulle carte, ma sono ben visibili anche durante la navigazione notturna. Il problema è la condotta delle navi da crociera ogni volta che incrociano l’Isola del Giglio”. È una denuncia che anche altri ufficiali di bordo residenti nell’isola confermano. “Lo fanno per sorprendere i croceristi. Navigano il più possibile sotto costa  perché proprio in quel tratto di mare è ben visibile di sera il faro che illumina l’insenatura e il suggestivo centro abitato che i turisti amano fotografare“.

 

 

Giacomo Galeazzi: