La vicenda pone interrogativi molto seri a tutti. Penso che l'accesso al concorso necessiti di una riforma radicale. Si pone innanzitutto un problema di equità sociale e pari opportunità per i giovani meritevoli appartenenti a famiglie poco abbienti”. Lo ha detto il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, nel corso di un'intervista a Repubblica sul caso Bellomo.
Fango
“Non possiamo consentire che i comportamenti illeciti di pochi gettino fango sul prestigio della magistratura. Chi tiene condotte gravemente scorrette va subito giudicato e nei casi previsti dalla legge, se responsabile, va rimosso“, ha evidenziato Legnini. “L'estrema gravità dei fatti è sotto gli occhi di tutti. E i fatti sono ancor più sconcertanti trattandosi di una scuola destinata a preparare i giovani per il concorso in magistratura”, ha osservato il vicepresidente del Csm, secondo cui “chi è stato vittima dei metodi come quelli che stanno emergendo ha il dovere di denunciarli, tanto più se oggi è un magistrato legittimamente vincitore di un concorso, sul cui rigore e serietà non nutro alcun dubbio”.
Le scuole
Tornando sulle scuole, “se un giovane appartenente a una famiglia di operai o di precari si laurea con 110 e lode, è profondamente iniquo non consentirgli di accedere al concorso in magistratura, senza i percorsi lunghi e costosi che non riesce a sostenere“, ha sottolineato Legnini. “Pur evitando generalizzazioni sui corsi, la formazione post universitaria va meglio disciplinata”. Delle scuole aveva parlato anche il ministro Andrea Orlando. “Dobbiamo capire – aveva spiegato al Fatto Quotidiano – come agiscono queste scuole, se in alcuni casi arrivino a decidere 'la vita e la morte' degli aspiranti magistrati. Questa vicenda ci dice che possono avere una capacità che rasenta il plagio. Allora mi chiedo, ed è il motivo dell'istituzione della Commissione, questo è un caso isolato o no?”. Secondo Orlando, “queste scuole devono avere una verifica come le scuole private dell'obbligo per cui c'è un processo di accreditamento”.