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Legge Fiano contro l’apologia di fascismo: è scontro Renzi-M5S

E’ scontro Pd-M5S sulla legge che punisce l’apologia e la propaganda del fascismo, per la quale è attesa oggi la prima verifica della Camera. A scostarsi dal testo di legge a firma del deputato dem Emanuele Fiano, oltre alle opposizioni di centrodestra, è proprio l’ala pentastellata che, dalla Commissione Affari costituzionali, fa sapere come il provvedimento in questione assuma contorni “liberticidi”, poiché priverebbe della libertà d’opinione. Un punto di vista fortemente avversato dal Pd, con in testa il segretario Renzi che, seccamente, ha ribattuto specificando (via Twitter) che “liberticida era il fascismo non la legge sull’apologia del fascismo. Bisogna dirlo al M5s. Almeno la storia!”.

Il provvedimento

Dal dibattito a colpi di post non si è astenuto nemmeno il deputato interessato, Fiano, che ha replicato via Facebook alla presa di posizione del Movimento Cinque stelle: “E’ stato l’unico partito a presentare un parere alternativo in sede di Commissione – ha scritto il parlamentare postando il testo che riporta il parere dei pentastellati -. Li ringrazio per la chiarezza, la differenza tra le nostre idee è per me un vanto”. A scatenare il dibattito, la proposta di legge che introdurrebbe pene da 6 mesi a 2 anni di reclusione qualora fossero riscontrate condotte penalmente rilevanti individuate nella propaganda di immagini o contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco o delle relative ideologie. Andrebbero al bando, dunque, oggetti, volantini, manifesti e qualsiasi oggetto favorisca la diffusione di ideologie riconducibili al regime.

La posizione M5S

Stando alla posizione dei Cinque stelle, però, “l’approvazione del provvedimento determinerebbe, quindi, l’entrata in vigore di una norma illegittima e in parte priva di concreti effetti se non, in alcuni casi, in merito all’abbassamento delle pene edittali”. In sostanza, secondo i pentastellati il testo di legge a firma Fiano violerebbe la libertà di pensiero e di opinione anche se, come ribattuto dallo stesso responsabile nazionale del Pd, “la legge Scelba prima e quella Mancino dopo hanno di fatto previsto che nel nostro ordinamento repubblicano ci siano dei limiti all’espressione di opinioni”. Tra i punti considerati criticabili dall’ala M5S, la punibilità del saluto romano sul quale, come spiegato nel testo presentato, sono state applicate chiavi di lettura diverse, “a seconda dei casi e senza arbitrari automatismi”. Sulla stessa linea il commento twittato da Renato Brunetta in risposta al segretario del Pd: “Perché non introdurre in legge Fiano anche apologia comunismo? La storia va letta a 360gradi, non in un’unica direzione”.

Il caso di Chioggia

Un dibattito politico che si inserisce in contemporanea alla vicenda dello stabilimento “fascista” di Punta Canna, a Chioggia, dove il proprietario ha allestito una vera e propria spiaggia “in camicia nera”, tappezzando la battigia con immagini del duce e apponendo all’ingresso l’emblematico cartello riportante la scritta “Zona antidemocratica e a regime”. Una scelta che ha ampiamente fatto discutere scatenando le ovvie rimostranze dell’opinione pubblica, in particolare dopo l’inchiesta del quotidiano “Repubblica”, con tanto di intervento sul posto della Digos, culminato con un’ordinanza per la rimozione immediata dei cartelli inneggianti al fascismo.

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