Si dalla Camera alla legge di Stabilità: il testo è passato con 324 voti favorevoli, 108 contrari e 3 astenuti. Soddisfatto il governo, che ha incassato tre fiducie: domani l’aula si riunirà per il voto finale sul provvedimento e, a seguire, sul ddl bilancio. Infine, la manovra approderà al Senato.
Le modifiche approvate con gli emendamenti proposti oggi con cambiano i tagli alle regioni, che resteranno di 4 miliardi. In compenso, arriverà la ricontrattazione dei mutui, mossa già sperimentata con i comuni. Il governo è inoltre deciso a correggere la mira sui fondi pensione: le tasse aumenteranno ma un pò meno di quanto previsto finora, per evitare il colpo di grazia alla previdenza integrativa.
Il bonus da 80 euro diventa stabile per la platea di riferimento, malgrado servano ancora 7 miliardi: ma non sarà più un bonus aggiuntivo, bensì una detrazione. Nel testo è previsto un nuovo e consistente intervento sull’Irap, da cui sarà eliminata la componente lavoro pari a 5 miliardi, che si aggiunge al taglio del 10% del 2014.
Per quanto riguarda le imprese, quelle che assumono potranno godere anche dello sgravio sui contributi a loro carico, azzerati per tre anni sui nuovi lavoratori, misura per cui saranno stanziati quasi 2 miliardi. Per sostenere le partite Iva, si anticipata parte del decreto sul riordino del regime dei minimi, previsto nella delega fiscale: in sostanza, si dice addio al così detto fisco forfait.
Le modifiche riguardano anche il settore ricerca e sviluppo: in arrivo, infatti, mezzo miliardo per il credito d’imposta sugli investimenti. Infine, per sostenere i nuovi ammortizzatori sociali previsti dal Jobs Act il governo stanzierà 1,5 miliardi aggiuntivi.
Il testo è ora atteso in Senato: qui l’iter della legge potrebbe non avere vita facile. Saranno due, in particolare, le questioni su cui si prevedono lunghi dibattimenti: la tassazione dei fondi pensione e l’Irap.