Difficile credere che siano davvero dieci anni quelli passati dal terremoto che sconvolse L'Aquila e tutto il Centro Italia il 6 aprile 2009. Una notte come tante, interrotta da una vibrazione che, in pochi secondi, distrusse buona parte del capoluogo abruzzese e mise in ginocchio i paesi attorno, ancora oggi alle prese con un limbo fra stallo e ricostruzione. Dieci anni invece sono trascorsi, per quanto sembri tutto così vicino nel tempo, due lustri durante i quali si è fatto forse meno di quanto ci si aspettasse in un così ampio lasso temporale. Questo, naturalmente, non ferma gli aquilani e chi, come loro, ha sofferto la perdita dei propri cari: tutti hanno sfilato per le vie della città, per ricordare chi non c'è più, per un conforto reciproco e anche per chiedere, ancora una volta, che di onorare la memoria delle 309 vittime.
Corteo partecipato
Presente al corteo che ha sfilato silenzioso per le vie del capoluogo abruzzese anche il premier Giuseppe Conte: “Sono passati dieci anni e abbiamo il dovere della memoria. Ci sono tante persone hanno perso i loro cari, che rivivono in questo momento una grande sofferenza. La mia presenza qui è la testimonianza che la ferita della comunità locale è una ferita della comunità nazionale”. Alla fiaccolata partecipano anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il senatore dem Giovanni Legnini, secondo il quale “non bisogna dimenticare la necessità di garantire la ricostruzione fino in fondo, perché la rinascita economica e civile di questa città costituisce un dovere per la Repubblica”. Il corteo, cosparso di fiaccole a simboleggiare il ricordo, è aperto da uno striscione che riporta i nomi di tutte le 309 persone che non ci sono più, molte delle quali giovanissime all'epoca del disastro: “Il ricordo della tragedia del terremoto – ha detto il governatore del Lazio Zingaretti – deve spingerci tutti ad essere coerenti quando si pianifica, si costruisce e si investe nella sicurezza del territorio perché quella è la cosa più importante anche per onorare chi è morto a causa di cataclismi come il terremoto dell'Aquila”.
Alle 3.32 esatte i rintocchi, dedicati ai concittadini scomparsi. Ma, idealmente, anche alle vittime di altre tragedie, da Amatrice a Rigopiano, da Viareggio a San Giuliano di Puglia: tutti a L'Aquila, perché il “dovere della memoria” citato dal premier riguarda tutti come Paese e, soprattutto, ci ricorda che il dolore ci rende più vicini gli uni con gli altri, per farci forza a vicenda nel momento in cui a dominare è la sofferenza.