Nessun partito. Maurizio Landini, ha smentito le voci di una sua possibile discesa in campo ma continua a sostenere il progetto politico di un patto di ferra tra sinistra e sindacati. A Matteo Renzi il segretario della Fiom ha ricordato che la sua federazione “ha più iscritti del Pd. Siamo in 350 mila e non facciamo cene da 1000 euro”. Numeri che intende far valere nei confronti di un premier “non eletto ma che sta comunque cancellando lo Statuto dei lavoratori”.
“Io voglio a continuare a fare il sindacalista – ha insistito Landini in tv senza arretrare di un millimetro dall’idea di una “vasta coalizione sociale” che si opponga al governo. “E’ a rischio la tenuta democratica del Paese” ha spiegato, di fatto aprendo il dibattito in tutta la sinistra, nella quale, tra i Dem, solo Pippo Civati, finora, opta per spezzare chiaramente una lancia a suo favore. “Con Landini parlerò ma di persona – ha detto -. E credo sia il momento che tutti quelli che si interrogano su un nuovo partito a sinistra facciano altrettanto”.
In pochi, tuttavia, nel Pd al momento sarebbero d’accordo. Non lo sarebbero i bersaniani, che con Miguel Gotor, tornano a ribadire come la battaglia vada fatta “dentro il partito”, impedendo “una deriva neocentrista che e’ il cuore del disegno di Renzi”. Apertura, invece, da Sel che ha accolto la sfida lanciata da Landini. In questi giorni si era parlato anche di una possibile frattura con la Cgil, ma il leader della Fiom ha chiarito che con la Camusso “siamo d’accordo su un disegno di legge e un referendum contro il Jobs Act”, ha detto il leader Fiom.