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La tecnologia rilancia l'impresa, ma mancano 45 mila tecnici digitali

Aziende in ripresa per effetto dellā€™innovazione tecnologica.Ā Ā Le ultime rilevazioni dellā€™Istat attestano che la produzione industriale in Italia ad agosto ĆØ aumentata dello 0,3% rispetto a luglio. “Non cā€™ĆØ mai stato, nella Storia, un momento migliore per essere un lavoratore con competenze speciali e la giusta formazione: con le tecnologie oggi disponibili, queste persone possono creare e attrarre valore in ogni campo”, dichiarano al Sole 24 Ore Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee, studiosi del ā€œCenter for digital businessā€ del Mit di Boston, autori del libroĀ La nuova rivoluzione delle macchineĀ (Feltrinelli) sul futuro del lavoro.Ā L'innovazione tecnologica si conferma un asset fondamentale per le prospettive di crescita e di sviluppo del sistema produttivo del paese.

Le sinergie tra aziende ed enti di ricerca

Per questo le associazioni di categoria,Ā Ā in maniera pragmatica, si impegnano sempre piĆ¹ per creareĀ Ā le condizioni per una collaborazione utile fra sistema della ricerca e dellā€™innovazione e le imprese. Aziende ed enti di ricerca moltiplicano le opportunitĆ  per dialogare, collaborare e integrare le proprie attivitĆ .Ā In Italia, tra il 2019 e il 2021 le sole imprese del settore Ict (tecnologie dellā€™informazione e della comunicazione) avranno bisogno di quasi 45 mila tecnici. Un fabbisogno che il mercato difficilmente riuscirĆ  a soddisfare. ā€œLa previsione ĆØ frutto di unā€™elaborazione Confindustria (area Lavoro, welfare e capitale umano) su dati Istat e Unioncamere- sottolinea il Sole 24 Ore-. E trova solide conferme anche in altre fonti. Secondo lā€™ultima edizione dellā€™Osservatorio delle competenze digitali (condotto da Anitec-Assinform, Aica, Assintel e Assinter Italia), la stima del fabbisogno del settore Ict sale a 62.359 lavoratori, nello scenario piĆ¹ conservativo, e fino a 88.358 in quello piĆ¹ spintoā€. Lā€™Osservatorio calcola che i lavoratori piĆ¹ ricercati (e meno trovati dalle aziende) saranno sviluppatori (49,1%), consulenti Ict (16,3%), analisti di sistema (7,5%) e specialisti in media digitali (6,1%). Seguiti da specialisti diĀ big data,Ā machine learning,Ā cybersecurityĀ e intelligenza artificiale.

Il mercato esige competenze digitali

ā€œLe competenze digitali sono lā€™unico investimento strategico per il lavoro che cambiaĀ», spiega al quotidiano della Confindustria, Laura Di Raimondo, direttore Asstel, lā€™associazione che riunisce le imprese della filiera Tlc. Una sfida che si puĆ² affrontare solo “ripensando gli attuali modelli educativi:ā€‰oggi per molte professioni emergenti non esistono percorsi formativi adeguati”. Il riferimento ĆØ al potenziale inespresso degli Istituti tecnici superiori (Its). Il solo canale di formazione terziaria professionalizzante presente in Italia (nato nove anni fa per formare tecnici altamente specializzati in aree tecnologiche strategiche) non ĆØ mai decollato. Gli allievi italiani iscritti agli Its sono meno di 20mila, contro i quasi 900 mila studenti delle Fachhochschule tedesche e i 250mila delle scuole francesi. “Tutto questo nonostante lā€™80% dei diplomati Its lavori a 12 mesi dal diploma (dati Miur), percentuale che sfiora il 100% nel Nord Est, dove la Corvallis di Padova ha annunciato la nascita del primo Its ospitato allā€™interno di unā€™azienda”, sottolinea il Sole 24 Ore. Nellā€™epoca della trasformazione digitale la formazione ā€œdeve essere continua – aggiunge Di Raimondo – per dare sostenibilitĆ  sul lungo periodo al capitale umano, dotandolo di un mix di competenze in evoluzione e, proprio per questo, a prova di futuroā€. Anche in questo caso le statistiche possono orientare le decisioni. Secondo una ricerca appena condotta da Bynata per ServiceNow su 1.820 professionisti europei assunti a tempo indeterminato in aziende con piĆ¹ di 500 dipendenti, dopo che queste hanno adottato alti livelli di automazione, il 62% dei lavoratori si dichiara piĆ¹ soddisfatto, il 71% riporta maggiore soddisfazione dei clienti, il 72% ammette un miglioramento della produttivitĆ  e il 62% dichiara di avere piĆ¹ tempo per le attivitĆ  creative. Nella filiera rappresentata da Asstel, cuore del settore italiano dellā€™Ict, negli ultimi 4 anni i dipendenti con unā€™etĆ  maggiore di 55 anni hanno raddoppiato la loro quota, passando dal 6 al 12% della forza lavoro. Anche a causa dellā€™aumento dellā€™etĆ  pensionabile previsto dalla Riforma Fornero. “Per il nostro settore ĆØ decisivo sviluppare iniziative diĀ reskillingĀ e trasformazione professionale“, evidenzia al Sole 24 Ore, Di Raimondo, che ricorda lā€™importante sperimentazione avviata con il ā€œContratto di espansioneā€ introdotto dal decreto Crescita:ā€‰uno strumento -con cui ā€œsarĆ  possibile offrire prospettive a giovani e percorsi di aggiornamento o di uscita sostenibili a chi ĆØ nel mondo del lavoro da molto tempoā€.

Piattaforma di incontro

Ieri si ĆØ conclusa con un notevole successo di pubblico a RomaĀ la settima edizione di Maker Faire Rome 2019,Ā  l'evento europeo piĆ¹ importante dedicato all'innovazione tecnologica. Nei tre giorni della manifestazione sono state oltre 100 mila le presenze totali; piĆ¹ di 28mila studenti hanno partecipato all'Educational Day del venerdƬ, mentre 25mila tra studenti e insegnanti hanno partecipato alle attivitĆ  didattiche nell'area Young della fiera. Un grande afflusso di pubblico che si ĆØ riscontrato anche nellā€™area SporTech, una delle novitĆ  di questa edizione: solo negli stand dedicati a sport e tecnologia si sono, infatti, affollati oltre 8mila partecipanti impegnati a fare sport.Ā ā€œAnche quest'anno i dati sull'affluenza sono stati eccezionali – afferma il presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti -, ma ciĆ² che mi preme sottolineare ĆØ l'altissimo livello qualitativo dei progetti esposti, che permettono a questa fiera di essere ormai considerata una piattaforma di incontro irrinunciabile tra scienza, accademia, grandi e piccole imprese, imprenditori, professionisti, nonchĆ© appassionati di tecnologia, famiglie e studenti”.Ā Ogni rivoluzione industriale ha richiesto, per dare frutti, anche una mutazione della forza lavoro e del suo modo di pensare lā€™azienda, di partecipare alla produzione, di immaginare beni e servizi. “Come quando, circa 120 anni fa, le fabbriche americane iniziarono a elettrificare le proprie linee di produzione, contribuendo al compimento della seconda rivoluzione industriale – puntualizza il quotidiano diretto da Fabio Tamburini -. In quelle fabbriche, perĆ², la produzione non crebbe per i successivi 30 anni. Un tempo sufficiente affinchĆ© i dirigenti che avevano introdotto quellā€™innovazione andassero in pensioneā€. Quelle persone avevano sostituito le macchine a vapore con motori elettrici, ma non avevano riorganizzato le fabbriche per sfruttare i vantaggi dellā€™elettricitĆ . ā€œLo fece la generazione successiva, che oggi chiameremmo la generazione dei digital maker- osserva il Sole 24 Ore-. Se la scuola deve essere capace di formarli, le imprese devono essere in grado di attrarli e non farli scappareā€.

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