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La sfida di Orlando: “Non lo applicheremo”

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Il decreto Sicurezza è legge ma da qui a che venga applicato da tutti, a quanto pare, ancora ce ne corre. A mordere il freno sono alcuni sindaci che, in più città italiane, si sono scagliati contro il ddl voluto dal vicepremier Matteo Salvini optando, in almeno un caso, per la non applicazione. Particolare fermento soprattutto a Palermo, dove il sindaco Leoluca Olrando ha espresso in una nota inviata all'ufficio anagrafe la disposizione per non procedere con le misure del decreto (nello specifico l'articolo 13), riguardo alle norme che negano la possibilità di concedere la residenza a chi ha un permesso di soggiorno. Un provvedimento che per Orlando è “disumano e criminogeno” e che, inoltre, “puzza di razziale”. Affermazioni pesanti che non hanno tardato a incontrare la replica altrettanto dura del ministro dell'Interno, che taglia corto: “I sindaci ne risponderanno legalmente”.

La replica del vicepremier

Il vicepremier, parlando ai microfoni di Radio 1 Rai, ha risposto al primo cittadino palermitano, spiegando che “con tutti i problemi della città, il sindaco sinistro pensa a fare disobbedienza”, mentre i piedi puntati di Orlando iniziavano a scatenare il dibattito dell'opinione pubbliche e le diverse reazioni del mondo politico. Salvini non si dice preoccupato: “Non mi rovinano il sonno. Non farò mai azioni di forza saranno gli elettori a giudicare l'operato dei sindaci”. E qui sottolinea, riferito ai sindaci: “Ne risponderanno personalmente, legalmente, civilmente, e penalmente perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole. Sono curioso di capire se rinunceranno anche ai poteri straordinari previsti dal decreto che tanti sindaci hanno apprezzato. La legge – ha detto ancora – è approvata dal governo, dal Parlamento, e firmata dal presidente della Repubblica. I sindaci hanno applaudito il discorso di Mattarella e contestano un decreto che ha firmato .Ricordo a questi sindaci di sinistra che prima dobbiamo pensare ai milioni di italiani poveri e disoccupati, difendendoli dai troppi reati commessi da immigrati clandestini, poi salveremo anche il resto del mondo”.

Parma e Firenze

Schierati, anche senza azioni nette al momento, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti (“Da subito abbiamo segnalato che questo decreto, per come è scritto, crea solo problemi, difficoltà… Cercheremo di capire come si muovono gli altri Comuni, di coordinarci. Certo non basta una lettera di un sindaco per modificare il funzionamento dell'anagrafe”) e quello di Firenze, Dario Nardella: “Firenze non si piegherà al ricatto contenuto nel decreto sicurezza che espelle migranti richiedenti asilo e senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade. Ci rimboccheremo le maniche perché Firenze è città della legalità e dell'accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti”.

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