Un piccolo negozio su quattro è in perdita e due su dieci saranno costretti nei prossimi dodici mesi a ridurre il personale. In termini assoluti chiudono per la crisi 14 negozi al giorno. In termini percentuali, la regione più colpita dalla moria di aziende artigiane è stata la Sardegna che negli ultimi 10 anni ha visto scendere il numero del 19,1%. Seguono l’Abruzzo con il 18,3% e l’Umbria con il 16,6%. L’andamento delle imprese attive nel piccolo commercio, invece, ha subito la riduzione più significativa in Valle d’Aosta con il 18,8%, in Piemonte con il 14,2% e in Friuli Venezia Giulia con l’11,6%. Rispetto al trend negativo, risultano essere di segno opposto la Calabria (+3%), il Lazio (+3,3%) e la Campania (+4,6%). Unionacamere e Camere di commercio monitorano costantemente sul territorio la situazione e studiano proposte per invertire la tendenza negativa,
Opportunità
Intanto, però, il “cashless” è un'opportunità per gli esercizi commerciali, secondo quanto accertato da una ricerca della Camera di Commercio di Firenze.Il mondo dei pagamenti senza contanti consente di accedere a un flusso di big data che possono raccontare le abitudini di acquisto dei clienti, ma anche di quelli dei negozi circostanti, su cosa si acquista, in quale zona della città e a che ora, e da quali Paesi provengono i consumatori, aiutando a rivedere le strategie di marketing e l'offerta del proprio punto vendita.
Registratore telematico
Tutti gli esercenti, anche quelli più piccoli, a partire da quest'anno devono dotarsi obbligatoriamente di un registratore di cassa telematico: ma l'utilizzo del Pod, a seconda del circuito bancario e della somma spesa, può comportare una commissione media dell'1,1% (la forchetta è 0,75%-2,5%). Un costo aggiuntivo, evidenzia l'Ansa, che spesso grava solo sull'impresa e che ha contribuito, fra le altre cause, a scoraggiare i pagamenti elettronici in Italia. Ma la tecnologia legata a queste nuove modalità di pagamento, riserva grandi opportunità per chi ne fa un uso intelligente.Principalmente perché aumenta la sicurezza in negozio dato che non costringe più a tenere in cassa denaro contante.
Tendenza negativa
Tra le voci di spesa più significative c'è quella dei trasporti (auto, carburanti, biglietti treni, bus, tram): tra il 2007 e il 2018 la caduta è stata addirittura del 16,8% ed è proseguita anche quest’anno con un preoccupante -1%. Diversamente, le telecomunicazioni (cellulari, tablet e servizi telefonici) hanno segnato degli “score” straordinari: negli ultimi 10 anni +20,1% e nell’ultimo anno +7,7%. Per i piccoli negozi novembre è stato un altro mese archiviato in 'rosso'. Su base annua le vendite al dettaglio sono scese dell'1,4% mentre sia la grande distribuzione che l'online hanno fatto guadagni (rispettivamente +3,3% e +4,1%). A rilevarlo è l'Istat spiegando come l'andamento positivo sia “limitato” ai “big” e all'e-commerce, “settori per i quali si amplia la divergenza rispetto alla distribuzione tradizionale”.
Il Mezzogiorno in crisi
Quanto al web, l'Istat precisa che l'incremento “piu' modesto” a confronto con il 2018 risenta “probabilmente della stabilizzazione” delle vendite legate al Black Friday. Rispetto al 2007, anno pre-crisi, le famiglie italiane hanno “tagliato” i consumi per un importo pari a 21,5 miliardi di euro e quasi 200.000 negozi di vicinato hanno chiuso i battenti, secondo uno studio della Cgia secondo cui la spesa annua complessiva dei nuclei familiari del nostro Paese è pari a poco più di 1.000 miliardi di euro. Il Sud è l'area geografica che ha registrato la riduzione più importante. Dal 2007 al 2018, sottolinea l'Agi, le famiglie meridionali hanno “tagliato” la spesa mensile media di 131 euro (mediamente di 1.572 euro all'anno), quelle del Nord di 78 euro (936 euro all'anno) e quelle del Centro di 31 euro (372 euro all'anno).