Nel giorno in cui l’Onu chiede nuove spiegazioni all’amministrazione Usa su Guantanamo, la Cassazione richiama il Parlamento per l’ennesima volta: l’Italia non ha ancora introdotto il reato di tortura. “Una vergogna nazionale”, aveva stigmatizzato la Suprema Corte la scorsa settimana. “L’inadempienza dell’Italia nell’adeguarsi agli obblighi della Convenzione Onu crea una situazione paradossale – scrivono ieri i giudici – in cui un reato come la tortura, che a determinate condizioni può configurare anche un crimine contro l’umanità, per l’ordinamento italiano non è un reato specifico”
Il monito segue la vicenda riguardante Don Franco Reverberi, il sacerdote di Parma accusato dalla magistratura argentina di aver partecipato come cappellano militare “agli interrogatori e tormenti” degli oppositori politici durante il regime del generale Jorge Videla nel 1976. L’assenza della previsione del reato di tortura, ha costretto i giudici della Suprema Corte a respingere la richiesta di estradizione del governo di Buenos Aires.
E’ dal G8 di Genova e i tragici fatti legati al pestaggio della scuola Diaz che associazioni e ong, italiane e internazionali, hanno chiesto alle autorità di introdurre il reato di tortura. Anche Amnesty International ha più volte esortato i governi italiani affinché questa lacuna sia colmata.