L’area euro non cresce abbastanza: a dirlo è la Bce, nel bollettino mensile. Gli indicatori sulla fiducia come l’Economic Sentiment Indicator della Commissione Europea, infatti, quest’estate hanno rallentato parecchio, in particolare in paesi come Italia e Germania.
L’Eurotower parla di “progressi insufficienti” sul fronte delle riforme strutturali, che rappresentano “un cruciale rischio al ribasso per le prospettive economiche. Dopo quattro trimestri di moderata espansione, il Pil reale dell’area dell’euro è rimasto invariato nel secondo trimestre del 2014. I motivi di questa “perdita di slancio” sono difficili da individuare con chiarezza: oltre all’incertezza sulle riforme, la Bce identifica anche la crisi in Ucraina come fenomeno che ha influito sul peggioramento del clima economico.
L’Italia, in particolare, figura tra i Paesi che “spiccano per aver registrato aumenti del tasso di disoccupazione particolarmente cospicui e persistenti dall’inizio della crisi”. Un gruppo di stati che subisce di più le tensioni finanziarie e in cui si trovano anche Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Cipro e Slovenia. La Germania, invece, si è ripresa con “relativa facilità” dagli effetti della recessione, grazie ai “continui progressi verso una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, conseguenza di ampie riforme varate prima della crisi”.
Quanto alle politiche di bilancio, “i Paesi dell’area non dovrebbero vanificare i progressi già conseguiti, ma procedere in linea con le regole del Patto di stabilità e crescita. Ciò dovrebbe riflettersi nei documenti programmatici di bilancio per il 2015 che i governi si accingono a presentare, in cui daranno seguito alle rilevanti raccomandazioni specifiche”. Una rassicurazione finale arriva però dall’Eurotower: qualora si rendesse ancora necessario far fronte a rischi di un periodo di bassa inflazione prolungato, la Bce è pronta in modo “unanime” a “ulteriori strumenti non convenzionali”.