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Jobs Act, Renzi: “Nuovi contratti senza l’articolo 18”

Incassato l’ok definitivo alla riforma del lavoro, non nasconde la soddisfazione Matteo Renzi per il risultato messo a segno, “Finalmente il Jobs Act è legge”. Il testo elimina un “totem del passato”, l’articolo 18, estendendo diritti e garanzie. “Diamo all’Italia un mercato del lavoro moderno e funzionale, con regole certe ed inclusive”, scrive il presidente del Consiglio su Facebook. “Riscriviamo” le norme sul lavoro e “lo facciamo per dare garanzie a tutti quelli che sinora hanno lavorato come e più degli altri, ma senza gli stessi diritti” come i ragazzi “della mia generazione” chiamati “con sigle ed acronimi (co.co.co, co.co.pro.) ai quali abbiamo negato diritti elementari, come ferie e liquidazione. Penso alle lavoratrici alle quali era negato un diritto universale, come la maternità. Penso, ancora – prosegue il premier – a tutti quelli che in questi anni di crisi hanno perso il lavoro ed ai quali lo Stato non ha fornito un supporto economico, né servizi adeguati per l’impiego e neppure una formazione degna di questo nome”.

Ma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, conferma il giudizio negativo su un provvedimento che ritiene “sbagliato”. Mentre la Cisl, con il numero uno Annamaria Furlan, conclusa la settimana di mobilitazioni, dice di aspettare “con ansia” la convocazione da parte del governo sui decreti attuativi. Non è così per il leader della Cgil: “Si continua a presentarla come una legge di estensione dei diritti mentre è il contrario, non ha l’universalità promessa e tanto meno la lotta alla precarietà”.

“Abbiamo sempre più ragioni per lo sciopero generale del 12 dicembre”, perché c’è la “necessità di far cambiare verso alle politiche del lavoro” messe in atto dal governo. A richiamare la mobilitazione è anche il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, secondo cui “la partita non è del tutto chiusa”. Il governo, afferma, “aveva promesso ai giovani di liberarli dalla precarietà, ma con il Jobs act non mi sembra che stiamo andando nella direzione giusta”. Dunque, “facciamo lo sciopero il 12 sperando che questo governo ci dia ascolto” e che all’incontro “partecipi il premier: chi si assume le responsabilità venga a dirci cosa vuole fare”. Sulla stesura dei decreti, il governo dopo l’ok del Senato, con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha detto di voler procedere “speditamente”, a partire dal contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che si vuole rendere operativo da gennaio, in modo che imprese e lavoratori possano beneficiare della riduzione del costo del lavoro, previste nella legge di stabilità per questo tipo di contratto.

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