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ITALICUM, A SORPRESA LA MINORANZA PD CHIEDE UNA “NUOVA LEGGE”

Dopo l’apertura di Matteo Renzi alla modifica dell’Italicum la minoranza Pd ha chiesto di aprire in Parlamento un tavolo per “una nuova legge elettorale”. Una proposta tra il rilancio e la provocazione, per capire se è “reale” la volontà del premier di tornare a dialogare. La maggioranza Pd per ora tace, ma i renziani, a taccuini chiusi, ribadiscono le perplessità già espresse dal premier sulle chance di trovare in questo momento i numeri in Parlamento. E le opposizioni incalzano: le aperture sulla legge elettorale e sullo spacchettamento dei quesiti referendari – accusa Sinistra italiana – sono dettate dalla paura di perdere.

Di ritorno dal vertice Nato, Renzi trascorre una domenica di riposo con moglie e figli in spiaggia a Viareggio. E si tiene alla larga dal dibattito politico. Anche perché dopo aver detto quello che pensava (“L’Italicum è una legge molto buona” ma cambiarlo è “nella disponibilità del Parlamento”) ha dichiarato il “silenzio stampa” sul tema della legge elettorale. Certo, spiegano dalla maggioranza Pd, il dialogo sulle modifiche è ufficialmente aperto e porterà nei prossimi giorni a intensificare contatti e sondaggi informali.

Ma in questo momento non si vedono i contorni di una maggioranza in grado di concordare modifiche. La stessa apertura renziana, fanno notare, è stata dettata dalla necessità di arginare le fibrillazioni interne a Ncd, che impensieriscono in Senato. Dunque, è difficile che il Pd prenda l’iniziativa di aprire sedi di confronto ufficiale, come chiedono i bersaniani. Più probabile, invece, che una discussione vera si apra dopo la pronuncia della Consulta sulla costituzionalità della legge, prevista il 4 ottobre, cioè prima della data del referendum. A quel punto se la Corte cassasse alcune parti dell’Italicum, aprire un dialogo sarebbe obbligato e muoversi dentro i paletti della sentenza aiuterebbe a trovare una maggioranza per le modifiche. Maggioranza che al momento non si vede, osservano i renziani, se è vero che nello stesso Pd i bersaniani chiedono di riscrivere la legge con i collegi alla francese, come anche la sinistra dialogante guidata da Martina, mentre i franceschiniani propendono per il premio di maggioranza alla coalizione.

Dalla minoranza Dem il senatore Federico Fornaro chiede ai vertici Pd di aprire “subito un tavolo di confronto nel merito”: “Renzi che pose inopinatamente la fiducia sull’Italicum, non può oggi limitarsi a una semplice disponibilità”. Il sospetto dei bersaniani è che dietro l’apertura ci sia solo tatticismo. “Il tempo per cambiare l’Italicum è ora, prima del referendum, altrimenti si rafforzeranno le ragioni del “no” al referendum”, incalza Miguel Gotor, che ricorda così come un pezzo di Pd potrebbe non votare “sì” se non cambierà la legge elettorale. Benedice, naturalmente, l’apertura Ncd, che con Maurizio Sacconi chiede a Renzi di aprire “a testa alta dialogo e compromessi senza sotterfugi”. Ma un renziano come Giorgio Tonini difende l’Italicum: “Che siano i micropartiti a chiedere il premio di coalizione è il miglior argomento per il premio alla lista”.

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