Quella che sta per concludersi è stata una settimana all'insegna di considerazioni agli antipodi, da parte di esponenti di Governo, sugli orizzonti economici del Paese. Se da un lato il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha parlato di un possibile nuovo “boom economico”; dall'altro il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha paventato lo spauracchio della stagnazione, passaggio che precede quello più preoccupante della recessione tecnica.
Giù anche i consumi delle famiglie
Ma ora è Bankitalia che, tagliando le stime del Pil, ipotizza questo scenario. La proiezione centrale della crescita – si legge nel bollettino economico – è pari allo 0,6% quest'anno, 0,4 punti in meno rispetto a quanto valutato in precedenza. Le previsioni sono nel 2020 e nel 2021 rispettivamente dello 0,9 e dell'1%, ma i rischi per la crescita sono al ribasso. “In Italia, dopo che la crescita si era interrotta nel terzo trimestre, gli indicatori congiunturali disponibili suggeriscono che l'attività potrebbe essere ancora diminuita nel quarto“, dice ancora Bankitalia. E se si verificasse, una simile possibilità equivarrebbe a una recessione tecnica. Giù anche i consumi delle famiglie: “Nel terzo trimestre, in graduale rallentamento dall'inizio dell'anno, sono scesi dello 0,1 per cento rispetto al periodo precedente”. Banca d'Italia aggiunge che “gli indicatori congiunturali più recenti suggeriscono che negli ultimi tre mesi dell'anno l'andamento dei consumi si sarebbe confermato debole, in linea con le più recenti dinamiche del mercato del lavoro”. Col segno meno anche gli investimenti diminuiti dell'1,1% nel terzo trimestre e si aspetta un rallentamento dei piani d'investimento delle imprese anche per il complesso del 2019.