Non sono stati presentanti documenti pragmatici né dibattiti. Nessuna mozione da votare e una linea politica che, seguendo l’approccio del suo leader, resta di totale contrapposizione al governo Renzi. La festa del Movimento 5 Stelle al Circo Massimo di Roma si è svolta ieri e ha visto la partecipazione di migliaia di attivisti pentastellati. I temi trattati, soprattutto per bocca di Grillo, hanno sferrato attacchi principalmente alla politica italiana: no al Jobs Act che “creerà un esercito di schiavi”; un attacco alla Germania della Merkel “che non può dare lezioni a nessuno” e poi le critiche ai giornalisti e l’invettiva nei confronti del governo: “Dobbiamo fermare quei cialtroni con l’Esercito”, ha affermato Grillo riferendosi all’alluvione di Genova, e aggiungendo che i Militari “devono arrivare il Liguria prima di Renzi”.
Poi le critiche allo stesso Movimento, Ai parlamentari. Un richiamo a tutti gli “addetti ai lavori” per spronarli a tornare tra la gente: “Il Parlamento non è una dimensione che ci appartiene – ha continuato il leader dei pentastellati – ai ragazzi ho detto: da domani uscite e fate in piazza ciò che fate in Parlamento. Verrò anch’io. E lo faremo, perché hanno votato tutti a favore”. Oltre il richiamo all’ordine per chi popola gli organi elettivi, dunque, anche un netto allontanamento da quelle che sono le tendenze della classe dirigente: “Il Dna del Movimento non è essere istituzione – ha proseguito – dobbiamo fare meno mozioni e andare più in mezzo alle persone, perché in Parlamento ci sono solo nominati, come Renzi”.
E poi, tra il colore degli stand vegani e a chilometro zero della scenata di Beppe sulla gru: “O c’è la svolta o mi butto giù”, è stato lanciato per la seconda volta il referendum consultivo per l’uscita dall’euro: “E’ l’unica possibilità che abbiamo – ha gridato diretto agli attivisti – a partire da novembre inizieremo la raccolta firme per un referendum consultivo. Entro 6 mesi raccoglieremo non 50 mila firme ma un milione e le porteremo in Parlamento”. Le firme del V-Day “finirono nel cesso”, spiega il comico, ma la differenza di adesso è non da poco: in Parlamento, a rappresentare il Movimento, sono adesso 150 persone.
Infine, verso le 21, l’intervento del fondatore dei 5 Stelle, Roberto Casaleggio, le cui critiche sono state orientate soprattutto nei confronti dell’approccio della nostra classe dirigente con le istituzioni europee: “Abbiamo avuto tre presidenti del Consiglio: Monti, Letta e Renzi, che non sono ‘portavoce’ della Bce, ma portaordini. Renzi esegue e basta”.
Sullo sfondo di “Italia a 5 stelle”, che ha dato ancora una volta la prova di come Grillo rimanga l’anima del Movimento, resta la sfida – più mediatica che politica – tra Federico Pizzarotti e Luigi Di Maio per la conquista del partito: il sindaco di Parma con posizioni più “di sinistra”; il secondo al centro ma capace di dialogare anche con l’ala destra del Movimento. Entrambi, comunque, più portati al confronto anche con Renzi ed in ottimi rapporti tra loro e soprattutto consapevoli di non poter fare a meno dell’ex comico genovese.
“Italia a 5 Stelle”, Grillo resta in opposizione
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