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Istat, stime in rialzo nel primo trimestre ma il risparmio è al minimo

Stime ritoccate al rialzo quelle del Pil italiano del primo trimestre, con l’Istat a segnalare un dato congiunturale che è passato dal +0,4% al +0,5%. Rivista al ribasso, invece, la percentuale relativa al secondo semestre, corretta dal +0,4% all’attuale +0,3%. Aggiustamenti che, in realtà, vanno a compensarsi, lasciando invariata la crescita acquisita per il 2017, già segnalata a un + 1,2%. L’Istituto di statistica ha evidenziato anche un calo nella propensione al risparmio delle famiglie, pari al 7,5% nel secondo trimestre dell’anno in corso, con diminuzione registrata di 0,2 punti rispetto ai tre mesi precedenti (- 1,5 su base annua). Secondo quanto appurato dall’Istat, si tratta del ribasso più forte dalla fine dell’anno 2012, derivato “da una crescita della spesa per consumi finali più sostenuta rispetto a quella registrata per il reddito”.

Istat: “Economia sommersa un freno”

Le prospettive di crescita comunque “appaiono favorevoli”, stando a quanto riportato dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, il quale ha relazionato in audizione alla Commissione di bilancio di Camera e Senato sulla Nota di aggiornamento del Def. Secondo il presidente, un ruolo fortemente negativo è giocato dall’economia sommersa e dall’evasione fiscale e contributiva, della quale permane “un’elevata propensione… in ampi settori dell’economia”. Secondo i dati forniti da Alleva, infatti, nel biennio 2012-2014 si osserva, in media, “un gap di 107,7 miliardi, di cui 97 di mancate entrate tributarie e 10,7 di contributi. Dal 2012 al 2014, l’aumento delle mancate entrate tributarie ammonta a 4,6 miliardi, mentre le stime 2015 mostrano qualche segnale di miglioramento”. In questo senso, ha aggiunto il presidente riferendosi al fenomeno, l’Italia ha a che fare con “un freno strutturale allo sviluppo del Paese. In questo contesto, le politiche di contrasto all’evasione assumono una valenza strategica anche per aumentare il potenziale di crescita e la competitività del sistema produttivo”.

Tornando ai dati Istat, è stato evidenziato come il potere d’acquisto delle famiglie (ossia il reddito reale) nel secondo trimestre del 2017 sia rimasto fermo rispetto al precedente, scendendo peraltro allo 0,3% su base annua. Numeri che, secondo l’Istituto, sono spiegabili con la risalita dell’inflazione. Nello stesso trimestre in oggetto, la pressione fiscale è stata pari al 41,8%, invariata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

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