L’incubo della deflazione continua a comprimere l’economia italiana. Lo sostiene l’ultimo rapporto dell’Istat, secondo il quale nel quarto trimestre del 2014, rispetto agli ultimi tre mesi del 2013, l’inflazione è scesa dello -0,2% per i nuclei che spendono meno, presumibilmente poveri, mentre per quelli più ricchi la variazione media annua dei prezzi è stata dello 0,3%.
“La decelerazione dell’inflazione nel 2014 – si legge nella nota dell’istituto di Statistica – è stata quindi più marcata per le famiglie con minore livello di spesa, consolidando una tendenza già emersa durante il 2013″. Nello stesso periodo, precisa il comunicato, l’indice generale armonizzato dei prezzi al consumo, calcolato per il complesso delle famiglie, ha registrato una variazione pari a +0,1%. La frenata dell’inflazione, manifestatasi nel corso del 2014 (da +0,5% del primo a +0,1% del quarto trimestre), ha riguardato tutti i gruppi. Tra il primo e il quarto trimestre, le famiglie che spendono meno hanno visto la variazione dei prezzi passare da +0,4% a -0,2%, quelle che spendono di più da +0,5% a +0,3%. “Le ragioni di questo andamento – scrive ancora l’Istat – risiedono soprattutto nella flessione dei prezzi dei Beni energetici e dei Beni alimentari, la cui incidenza sul bilancio delle famiglie con minore capacità di spesa è più che doppia rispetto a quelle dell’ultimo gruppo”.
“Gli andamenti del 2013 e del 2014 confermano come siano le famiglie con minore capacità di spesa a beneficiare maggiormente del rallentamento dell’inflazione – osserva l’Istat – diversamente da quanto si verifica nelle fasi di accelerazione della crescita dei prezzi al consumo”, sottolinea ancora l’istituto statistico. Nel complesso, infatti, nel periodo intercorso tra il 2005 e il 2014, caratterizzato da cinque anni su nove con inflazione pari o superiore al 2%, l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie con la spesa media più bassa è aumentato del 21,8%, a fronte del 18,2% registrato per le famiglie con la spesa più alta e del 19,3% dell’indice generale.