Nel 2012 le imprese italiane hanno investito complessivamente 24 miliardi di euro per l’innovazione, secondo i dati dell’Istat. Circa il 50% della spesa è rappresentato dalle attività di Ricerca e sviluppo. Lo comunica l’Istat sottolineando che la spesa sostenuta dalle imprese per l’innovazione è stata in media di 6.300 euro per addetto. I valori più elevati si sono registrati nell’industria (8.300 euro), in particolare nelle grandi imprese (9.700 euro).
Nel triennio 2010-2012, il 51,9% delle imprese italiane con 10 o più addetti ha svolto attività finalizzate all’introduzione di innovazioni. Rispetto al triennio precedente (2008-2010), la propensione innovativa delle imprese è leggermente aumentata (+0,5 punti percentuali). Aumenta la capacità innovativa nelle costruzioni (+2,5 punti percentuali) e nei servizi (+2,8 punti percentuali). Permangono sensibili le differenze dimensionali: il 69,2% delle imprese con 250 addetti e oltre ha investito in nuovi prodotti o processi, contro il 54,8% delle imprese con 50-249 addetti e il 32,7% di quelle con 10-49 addetti.
Il 20,7% delle imprese innovatrici in senso stretto ha dichiarato di aver ricevuto un sostegno pubblico per l’innovazione, proveniente principalmente da amministrazioni pubbliche locali o regionali. Ancora poche imprese, nei loro percorsi innovativi, scelgono di cooperare con l’esterno: solo il 12,5% ha stipulato accordi di cooperazione per l’innovazione. Poco frequenti sono le collaborazioni con il mondo accademico e rari sono gli accordi messi in atto con partner stranieri, soprattutto se operanti in paesi extra-Ue. Per oltre la metà l’innovazione è prevalentemente legata a strategie di riduzione dei costi.
Profili strategici più complessi – orientati alla creazione di nuovi mercati e allo sviluppo di nuovi prodotti – caratterizzano le grandi imprese. Secondo l’Istat, “i problemi di competitività di prezzo, domanda carente e oneri amministrativi e burocratici sono i principali fattori di ostacolo al perseguimento degli obiettivi aziendali, indipendentemente dalla classe dimensionale e dal settore economico di appartenenza”.