Entro il 2015 “possiamo farcela ad approvare in via definitiva la riforma del processo penale attuando la delega sulle intercettazioni”. Lo afferma il ministro della Giustizia Andrea Orlando in un’intervista che appare sulla prima pagina del Messaggero e in cui affronta i nodi di Roma e del Giubileo.
Nelle sue parole non c’è possibilità d fraintendimento, e ribadisce che la giustizia non diventerà materia di scambio con la riforma costituzionale: “Può piacere o no, ma nulla è stato fatto per recondite manovre. La delega sulle intercettazioni – ha proseguito – possiamo attuarla a strettissimo giro. Inizieremo a discuterne subito dopo il via libera alla Camera”.
I punti fermi a detta del ministro Orlando sono tre: il primo riguarda il fatto che non verrà apportata alcuna modifica alle intercettazioni come strumento investigativo; via libera invece alle modifiche possibili e necessarie ad impedire la diffusione di quelle che non hanno alcune rivelazione penale; in ultimo la garanzia del diritto di cronaca”.
Mentre sulla proposta avanzata dal vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, che le toghe passate alla politica non tornino più in magistratura, il ministro afferma di condividere “l’esigenza di una disciplina, ma sarei meno netto. Non mi convince fino in fondo che il passaggio in politica costituisca una sorta di contaminazione. Sarei per distinguere i casi”.