Ci sono il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il suo capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, fra gli indagati dalla Procura di Bari, nell'ambito di un'inchiesta riguardante presunti illeciti che sarebbero stati commessi durante le primarie del Partito democratico del 2017. In particolare, gli inquirenti fanno riferimento a una fattura di 65 mila euro pagata da due imprenditori baresi a un'agenzia di comunicazione scelta per curare proprio la campagna elettorale di due anni fa per stabilire chi sarebbe diventato segretario del Pd (Emiliano sfidò Andrea Orlando e Matteo Renzi, che ne uscì poi vincitore). L'indagine è coordinata dal procuratore Lino Giorgio Bruno e, oltre al governatore e a Stefanazzi, coinvolge altre tre persone, imprenditori, due dei quali connessi all'azienda che avrebbe finanziato parte della campagna con i suddetti 65 mila euro.
Emiliano: “Fornita piena collaborazione”
I reati contestati, a vario titolo, sono di induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso di ufficio e false fatture, con delega della Procura alla Guardia di finanza per recarsi negli uffici della Regione per acquisire documentazione inerente l'inchiesta. Il presidente della Puglia ha commentato spiegando in una nota che “lo stesso lunedì 8 aprile chiedevo al procuratore della Repubblica di Bari di potere denunciare i fatti a mia conoscenza al fine di ottenere la massima tutela da possibili violazioni del segreto istruttorio di natura strumentale atteso il mio ruolo pubblico. Questa mattina alle 9, come anticipato dalla fonte indicata al procuratore della Repubblica il giorno prima, la Guardia di finanza di Bari mi chiedeva di potere verificare alcune chat del mio telefono e mail relative agli scambi di messaggi con alcuni soggetti di interesse dell'ufficio. Contemporaneamente identica acquisizione è stata effettuata al mio Capo di Gabinetto”. Emiliano ha concluso spiegando come entrambi abbiano “fornito piena collaborazioneal fine di consentire l'acquisizione di tutti gli elementi utili, nella convinzione di avere operato con assoluta correttezza e rispetto delle leggi”.