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Inchiesta Consip, Lotti non ci sta: “Campagna vergognosa, ora basta”

“Ora basta. Se qualcuno pensa di far passare il messaggio che siamo tutti uguali, che noi siamo come gli altri, che ‘tutti rubano alla stessa maniera’, avete sbagliato destinatario. Noi siamo gente seria e perbene. Abbiamo governato per anni Firenze e l’Italia senza farci trascinare nel fango. La verità non ha paura del tempo. E noi abbiamo pazienza e forza per sopportare la vergognosa campagna di queste ore”. Al termine di una giornata difficile, Luca Lotti risponde così al M5s che contro di lui ha presentato una mozione di sfiducia per l’inchiesta Consip che lo vede indagato per rivelazione di segreto d’ufficio.

“Oggi il Movimento 5 Stelle ha presentato nei miei confronti la mozione di sfiducia – scrice su Facebook il ministro dello Sport -. Si parla di tangenti, di arresti, di appalti. Tutte cose dalle quali sono totalmente estraneo. Per essere ancora più chiaro: non mi occupo e non mi sono mai occupato di gare Consip, non conosco e non ho mai conosciuto il dottor Romeo. La verità è che due mesi fa mi hanno interrogato su una presunta rivelazione di segreto d’ufficio. Si tratta di un reato che si ripete tutti i giorni in alcune redazioni ma che io non ho mai commesso”.

Intanto i renziani e il governo fanno quadrato. Il capogruppo Ettore Rosato fa mostra di non temere la sfida dei 5 Stelle: per loro, dice, “le mozioni di sfiducia siano un rito in ogni occasione. Le respingeremo come abbiamo sempre fatto”. “Siamo garantisti. Dire che questa inchiesta avrà una conseguenza sul governo mi sembra un’iperbole non fondata sulla realtà” assicura il ministro degli Esteri, Angelino Alfano. Ma a chiedere al premier Paolo Gentiloni di riferire in Parlamento non sono solo i 5 Stelle: anche Sinistra Italiana vuole che il premier si presenti per “fare chiarezza e allontanare con provvedimento il sospetto di relazioni ambigue con centri affaristici”.

Il leghista Roberto Calderoli arriva a “consigliare” a Matteo Renzi di ritirarsi dalla candidatura alle primarie per la segreteria. E gli attacchi più pesanti arrivano da sinistra. “C’è sconcerto. Non si può far finta di nulla. Chi ha responsabilità non metta la testa sotto la sabbia” dice Roberto Speranza. “Quando il quadro sarà chiaro andrà usato il pugno duro con i responsabili” avverte Francesco Boccia ricordando il comportamento di Renzi con la Cancellieri. E anche Alfredo D’Attorre non pare per nulla tranquillizzante sul comportamento che terrà sulla sfiducia a Lotti: “Eventuali iniziative parlamentari le valuteremo a tempo debito, quando emergeranno elementi di chiarezza”.

Ma i renziani contrattaccano. David Ermini irride il garantismo a corrente alterna del M5s: “Viene da chiedersi perché non sfiduciano indagati come Raggi, Mannino, Nuti e De Vita“. Quanto a Renzi, mentre il papà Tiziano con una nota si dichiara del tutto estraneo all’indagine e si augura che tutto venga chiarito, lui ancora non rompe il suo silenzio. Impegnato in un tour nelle regioni del Sud in vista del congresso Pd, l’ex premier lascia agli atti le parole di fiducia pronunciate domenica nei confronti del padre e l’assoluto rispetto del lavoro della magistratura. Una linea che i parlamentari a lui vicini rispettano e dalla quale non si distanziano, sebbene qualcuno di loro a taccuini chiusi arrivi a evocare un accanimento. Ma più che per i risvolti giudiziari dell’inchiesta (l’auspicio è che si concluda nel nulla come Tempa rossa), la preoccupazione tra i parlamentari è forte per le possibili ricadute politiche.

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