La Procura di Roma ha depositato richiesta di giudizio immediato per Alfredo Romeo e Marco Gasparri in relazione a uno dei filoni della maxinchiesta sugli appalti della Consip. I due sono accusati di concorso in corruzione e rischiano dai sei ai dieci anni di reclusione. La richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi arriva a circa 20 giorni dall’incidente probatorio durante il quale Gasparri ha ribadito le accuse nei confronti di Romeo.
“Dal 2012 al 2016 ho ricevuto da lui 100 mila euro in cambio di notizie e aiuti relativi ai bandi di gara in Consip“, ha sostanzialmente confermato Gasparri che secondo l’accusa era diventato una sorta di facilitatore o “prototipatore“, come ribattezzato dallo stesso Romeo. Sulla richiesta di giudizio immediato si pronuncerà il gip Gaspare Sturzo, lo stesso che deve decidere sulla richiesta di interdizione della società “Romeo Gestioni“, capofila del gruppo Romeo. In caso di accoglimento della richiesta della Procura, i due indagati avranno facoltà di scegliere un rito di giudizio alternativo, ossia l’abbreviato.
Nel corso dell’atto istruttorio irripetibile Gasparri ha ribadito quanto aveva affermato nel dicembre scorso davanti ai pm. In quella circostanza l’ex dirigente della centrale acquisti della pubblica amministrazione aveva affermato che “i rapporti con Romeo” erano iniziati “ad essere stabili dal 2013 con una prima dazione di 5000 euro, dal 2014 in poi i versamenti diventarono sempre più frequenti. In totale per la mia attività ho ricevuto circa 100 mila euro”. Sostanzialmente Gasparri, come da lui ammesso, era “a disposizione di Romeo“. Dal 2012 al 2016, secondo gli investigatori, tra Romeo e Gasparri ci sarebbe stato un “sinallagma corruttivo”, un contratto di fatto. “Di regola gli appalti si perdono per banalità, magari perché non si colgono particolari, dettagli e sfaccettature del capitolato“, ha spiegato a dicembre Gasparri ai magistrati.
“Ecco, a tale riguardo io mi sono messo a disposizione del Romeo almeno dal 2014 in poi”, ha aggiunto davanti agli inquirenti. Con l’inchiesta di immediato depositato oggi la Procura di Roma ha definito uno dei filoni dell’indagine. Restano aperti quelli relativi alla rivelazione del segreto d’ufficio che vede indagati, tra gli altri, il ministro Luca Lotti e sul traffico di influenze che ha portato all’iscrizione di Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del consiglio.