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In migliaia in marcia per Lucano

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Giornata di protesta a Riace, dove in migliaia sono scesi in strada per gridare il proprio dissenso contro quanto sta accadendo al sindaco Domenico Lucano, arrestato martedì scorso con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Non solo cittadini ma manifestanti da numerose regioni vicine alla Calabria (Puglia, Basilicata, Campania ma anche Sicilia) sono convogliati sul piccolo centro del catanzarese per offrire il proprio sostegno al primo cittadino, finito al centro di un caso che ha suscitato scalpore e polemiche a più livelli, dai vertici della politica fino al dibattito dell'opinione pubblica. Le oltre mille persone in strada hanno gridato slogan come “Riace non si arresta, Lucano non si arresta”, a sottolineare la vicinanza al sindaco accusato di aver favorito con le sue politiche di accoglienza l'ingresso nel Paese di persone senza identificazione.

La manifestazione

Nel pomeriggio, lo stesso Lucano si è affacciato per salutare la folla alzando il pugno verso il corteo sottostant che invocava al grido “Mimmo libero” e “Siamo tutti clandestini”. Assieme a residenti e cittadini, presenti anche alcuni rifugiati, oltre alle rappresentanze delle sigle sindacali Usb, Cobas e Cgil. Ma anche partiti politici come Potere al Popolo e Rifondazione comunista hanno presenziato al corteo e, fra le personalità partecipanti, anche l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini: “Sono cittadina onoraria di Riace dal 2013 ma ho conosciuto e amato questa straordinaria esperienza molto prima nel pieno rispetto della magistratura, ho ritenuto necessario essere qui oggi per manifestare sostegno a Lucano. Sono certa che sarà in grado di chiarire ogni accusa. Ritengo indecoroso che un ministro dell'Interno indagato per sequestro di persona abbia gioito dell'arresto del sindaco. Piuttosto dovrebbe farlo per quello dei capi delle 'ndrine”. Presente anche l'assessore comunale di Napoli Enrico Panini, presente in rappresentanza del sindaco Luigi de Magistris, ha detto di essere fra i partecipanti poiché “contro la politica xenofoba di Salvini”.

La strada di accesso al paese è bloccata dalle auto in sosta e gli ultimi arrivati vengono fatti fermare a circa 3 chilometri dal centro abitato.

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