In un Paese come l'Italia dove l'85% dei trasporti commerciali avviene per strada l'impennata del costo del petrolio e il conseguente rincaro dei carburanti ha un effetto valanga sulla spesa con un aumento dei costi di trasporto oltre che di quelli di produzione, trasformazione e conservazione”. E' quanto afferma la Coldiretti in riferimento al rincaro record delle quotazioni del petrolio a causa delle tensioni tra Usa e Iran. Dopo il raid aereo statunitense sull'aeroporto di Baghdad – che ha portato all'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani – si è avuto un balzo del prezzo del petrolio che è subito salito di oltre il 4% sui mercati asiatici. Anche il Wti – il “light sweet crude” il punto di riferimento americano per il greggio – è salito ai massimi degli ultimi quattro mesi e ha rivisto quota 63 dollari. Il greggio Brent, benchmark europeo, per marzo ha guadagnato il 4,4% salendo a 69,16 dollari.
Alimentare, prima ricchezza del Paese
L'avvertimento sul rincaro del petrolio arriva a poche ore dal report annuale della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti che vede l'alimentare come “prima ricchezza del Paese”, con la filiera agroalimentare estesa, dai campi agli scaffali e alla ristorazione, che raggiunge in Italia una cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil ed offre lavoro a 3,8 milioni di occupati. Il cibo italiano è diventato nel mondo anche sinonimo di salute grazie anche alla Dieta mediterranea. Pane, pasta, frutta, verdura, carne, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito agli italiani di conquistare primati nella longevità. Un ruolo importante per la salute che – precisa la Coldiretti – è stato riconosciuto anche con l’iscrizione della Dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco già dal 16 novembre 2010. La filiera agroalimentare è dunque una leva strategica per la crescita del Paese, che cresce più e meglio degli altri e che in poco tempo è stato capace di diventare un traino per l’intera economia Made in Italy nei confini nazionali e all’estero, oltre ad essere di fondamentale importanza per l’ambiente e la salute degli italiani. Lo dimostra il fatto – spiega Coldiretti – che mai così tanto cibo e vino italiano sono stati consumati sulle tavole mondiali con il record storico per le esportazioni agroalimentari Made in Italy che nel 2019 hanno registrato un aumento del 4% rispetto al record storico di 41,8 miliardi messo a segno lo scorso anno. Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari – sottolinea la Coldiretti – interessano i Paesi dell’Unione Europea dove il principale partner è la Germania mentre fuori dai confini comunitari continuano ad essere gli Stati Uniti il mercato di riferimento dell’italian food. E l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare – sottolinea la Coldiretti – con una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che fattura oltre 100 miliardi di euro miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. Un’industria del falso sempre più fiorente che ha paradossalmente i suoi centri principali nei paesi avanzati, a partire dall’Australia al Sudamerica, dal Canada agli Stati Uniti dove una spinta importante è venuta dai dazi punitivi nei confronti dei formaggi e dei salumi italiani che hanno favorito le “brutte copie” locali.