In Italia sono già operativi cinque “hotspot”, i team incaricati di procedere all’identificazione e registrazione dei migranti giunti illegalmente sul territorio nazionale, al fine di distinguere fra “richiedenti asilo” e immigrati per motivi economici. Lo hanno affermato, oggi a Bruxelles, fonti della Commissione europea, precisando che questi gruppi di lavoro – composti da funzionari delle agenzie Ue Europol, Eurojust, Frontex ed Easo – stanno già funzionando a Lampedusa e poi, in Sicilia, ad Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle e Trapani, mentre il quartier generale che li coordina è di base a Catania.
Nel frattempo, la portavoce della Commissione per le Politiche di immigrazione e d’asilo, Natasha Bertaud, ha riferito che sono già giunte a Bruxelles le “road map” di Italia e Grecia, ovvero il programma operativo per l’attuazione del meccanismo (“relocation”) che ricollocherà in altri Stati membri i primi 40mila rifugiati giunti nei due Paesi più esposti ai flussi migratori.
Sono in preparazione ma non stanno ancora funzionando, invece, gli “hotspot” greci, due dei quali saranno sicuramente dislocati al Pireo e all’isola di Kos. Il primo ottobre si svolgerà a Bruxelles una riunione dei funzionari di collegamento di ogni Stato membro, dei rappresentanti della Commissione e dell’Ufficio Ue per l’asilo (Easo) per dare attuazione concreta nei diversi Paesi alla “relocation” dei primi 40mila rifugiati, e probabilmente anche per cominciare a preparare quella dei successivi 120mila richiedenti asilo giunti anche in Ungheria, oltre che in Italia e Grecia, se nel frattempo questa nuova misura sarà stata approvata dal Consiglio dei ministri dell’Interno dell’Ue, convocato in una riunione straordinaria il 22 settembre.