Torna di nuovo sotto i riflettori il caso Diciotti, dopo che il Tribunale dei ministri di Catania ha inoltrato la richiesta di autorizzazione a procedere contro il vicepremier Matteo Salvini per il presunto reato di sequestro di persona nell'ambito del caso della nave che, questa estate, era rimasta per giorni (dal 20 al 25 agosto) ormeggiata nel porto di Catania con 177 migranti a bordo. Una vicenda che aveva alimentato una lunga polemica in Italia ma anche in Europa e che aveva portato il ministro dell'Interno al centro di un'inchiesta, aperta in agosto dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, alla quale aveva fatto seguito una richiesta di archiviazione motiviata avanzata dalla Procura di Catania. Ora, con la richiesta del Tribunale dei ministri, si apre un nuovo capitolo della vicenda: “Ci riprovano – ha commentato Salvini -. Rischio da 3 a 15 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi dei clandestini in Italia. Non ho parole. Paura? Zero. Continuo e continuerò a lavorare per difendere i confini del mio Paese e la sicurezza degli italiani. Io non mollo”.
Salvini: “Io non mollo”
Ora, ha spiegato ancora Salvini in un video su Facebook, “la parola passa al Senato e ai senatori che dovranno dire si o no, libero o innocente, a processo o no. Sono sicuro del voto dei senatori della Lega. Vedremo come voteranno tutti gli altri senatori, se ci sarà una maggioranza in Senato. Ma lo dico fin da ora, io non cambio di un centimetro la mia posizione”. La linea di Salvini sui migranti, soprattutto con la misura della chiusura dei porti, continua a far discutere ma solo nel caso della nave Diciotti era stata aperta un'inchiesta a suo carico. A ogni modo, nonostante la possibile riapertura del fascicolo, il ministro tira dritto: “Barche, barchette e barchini in Italia non sbarcano. Se sono stato sequestratore una volta ritenetemi sequestratore per i mesi a venire. Chiedo agli italiani se ritengono che devo continuare a fare il ministro, esercitando diritti e doveri, oppure se devo demandare a questo o a quel tribunale le politiche dell'immigrazione. Le politiche dell'immigrazione le decide il governo, non i privati o le Ong, se ne facciano una ragione”.