Nelle campagne dei Comuni colpiti dal terremoto del 24 agosto scorso sono a rischio 3.300 posti di lavoro. Località che si contraddistinguono per un’elevata densità di aziende agricole, sono oltre 7 ogni 100 abitanti, rispetto alla media nazionale di 2,7%. Emerge dal primo bilancio elaborato dalla Coldiretti nelle campagne di Amatrice dove entro un mese dalle prime scosse è stato consegnato il primo modulo abitativo agricolo all’azienda Cavezzi Valeria gravemente colpita dal sisma con la morte del figlio di 13 anni e la perdita di casa e stalla nella frazione di Roccapassa di Amatrice ed inaugurato nella frazione di Sommati la grande tensostruttura della Coldiretti da utilizzare come “maxicambusa” per i mangimi necessari per garantire l’alimentazione degli animali durante l’inverno nelle aree del sisma. Sotto il profilo dell’orientamento produttivo – sottolinea la Coldiretti – emerge che la percentuale maggiore di superficie agricola utilizzata è destinata a prati permanenti e pascoli (71,7% rispetto al 26,7% del dato nazionale) a conferma del deciso orientamento verso le attivita’ di allevamento con 5.5961 animali e il prevalere quasi ovunque delle pecore anche se i bovini sono presenti a Norcia, Cascia ed Amatrice.
Le aziende agricole censite nell’area del cratere – precisa la Coldiretti – sono 1.894, di cui quasi il 35% (pari a 658 aziende) presenti nei territori perugini dell’Umbria, seguiti dalle Marche (582), dall’ Abruzzo con 372 e dal Lazio con 282 aziende nel Reatino delle quali 181 ad Amatrice, le piu’ danneggiate. La maggior parte sono di tipo familiare condotte direttamente dal coltivatore (91,9%) e sono strutturate in forme giuridiche prevalentemente individuali (88,2%) L’agriturismo tocca quota del 25% ed e’ particolarmente presente nei comuni dell’Umbria (33%), soprattutto a Norcia (50%) e a Preci (75%) mentre nelle Marche le quote principali sono a Montefortino (45,5%), Montegallo (50%) e Montemonaco (85,7%).
“Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento” ha affermato Roberto Moncalvo nel sottolineare la necessità che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”.