Ai morti e agli sfollati si aggiunge anche il danno economico provocato dal terremoto che dal 24 agosto scorsa flagella il Centro Italia. Il sisma, infatti, rischia di cancellare le circa 220 mila presenze turistiche che si registrano ogni anno nella zona dei Monti Sibillini, tra le province di Macerata, Ascoli Piceno, Fermo e Perugia, devastate dal sisma. A lanciare l’allarme è la Coldiretti, sulla base di un rapporto Unioncamere-Minambiente, con le scosse che hanno determinato una vera e propria fuga di turisti, disdette delle prenotazioni, presenze praticamente azzerate e previsioni ovviamente disastrose in vista delle festività natalizie.
Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, nel versante marchigiano delle aree colpite dal sisma sono attivi circa 180 agriturismi. La maggior parte, 120 si trova in provincia di Macerata, mentre una trentina di strutture sono in ciascuna delle province di Ascoli Piceno e Fermo. Proprio gli agriturismi rappresentano il fulcro dell’attività ricettiva in queste zone, assieme a B&B e alberghi, prevalentemente a 3 stelle. Non a caso il settore agricolo è anche quello più rappresentato, davanti a commercio e ristorazione e accoglienza, mentre l’agroalimentare è considerato il motore della vacanza in questi luoghi, assieme alle bellezze naturalistiche.
Da qui, dice Coldiretti, la necessità di sostenere la ricostruzione e la riprese delle attività per evitare l’abbandono definitivo di queste zone, a partire dall’invio immediato di moduli abitativi e stalle mobili nelle campagne terremotate, per dare la possibilità agli allevatori di continuare a restare accanto ai propri animali. E’ dal loro lavoro, infatti, che dipende il futuro dell’offerta enogastronomica dell’area: dal pecorino dei Sibillini al Vitellone bianco Igp, dalla filiera dello zafferano a quella del ciauscolo. L’emergenza sisma è peggiorata e molte aziende oggi rischiano di chiudere per sempre se non si creano le condizioni per restare sul posto, garantendo vivibilità e operatività per accudire il bestiame e dare continuità alle attività produttive.