Al Pd non serve un giovane Prodi capace di mettere d’accordo le diverse anime del partito perché “Il Pd un leader già ce l’ha” e risponde al nome di Matteo Renzi. A dirlo è Piero Fassino, intervistato dal Corriere della Sera. “L’esito del referendum è stato negativo, ma non illudiamoci di risolvere i problemi di oggi con le ricette del passato” ha spiegato l’ex segretario Ds.
Il progetto di Renzi “di cambiare il Paese misurandosi con le sfide di questo secolo resta valido. Ma bisogna fare tesoro delle sconfitte, evitando di ricadere nel riformismo dall’alto. Un grande limite del Pd è che non siamo riusciti a dargli quella forma partito, radicata nella società, necessaria per gestire una politica di riforme”.
Il Pd, ha aggiunto, “è figlio dell’Ulivo ed è nato per trasformare una coalizione in un soggetto politico più solido e più forte. La sollecitazione di Prodi va intesa non come un ritorno indietro, a prima del Pd, ma come necessità di una politica di alleanze. La vocazione maggioritaria non vuole essere autosufficienza”, sottolinea.
“In tutta Europa, ha proseguito, il bipolarismo non è bipartitico, ma di coalizioni. A maggior ragione oggi in Italia, in un sistema tripolare, nessuna forza può essere autosufficiente”. La necessità di costruire un’alleanza solida riguarda, dunque, “tutte le anime del Pd, non solo Renzi”. Quanto al sistema di voto, per Fassino c’è bisogno “di un sistema che garantisca rappresentanza e governabilità. Con tre poli della stessa dimensione la governabilità non è assicurata da una legge puramente proporzionale, che rischia di non consegnarci una maggioranza”. La Consulta, aggiunge, “non fa una nuova legge. Se la sentenza non sarà autoapplicativa, toccherà al Parlamento tenere assieme rappresentanza e governabilità. Il Mattarellum è stato proposto perché va in questa direzione“.
La voglia di coalizione non sembra però aleggiare, invece, tra i renziani, ancora convinti che serva un sistema che dia la certezza del vincitore. Renzi almeno in prima battuta rilancerà il Mattarellum ma il leader dem è consapevole che in Parlamento sia forte la spinta per un modello proporzionale, magari con pochi ritocchi alla decisione della Consulta se fossero confermati i pronostici della vigilia. E non ha nostalgia dell’Ulivo neanche Andrea Orlando, favorevole ad un sistema proporzionale con premio di maggioranza: “E’ stata una grandissima stagione ma è un’altra stagione”. In ogni caso da oggi, con una serie di iniziative, Renzi è intenzionato a riprendere le redini del partito. Non solo con la segreteria, per la quale sono confermate le presenze di Enzo Rossi all’Organizzazione e di Tommaso Nannicini al programma, ma con una serie di iniziative sui contenuti.