Mentre resta prioritario il cronoprogramma del governo, sul tavolo di Palazzo Chigi sono due i temi spinosi: la riforma della prescrizione del ministro della Giustizia, Bonafede, operativa da ieri come previsto, e il caso Autostrade, con lo spettro della revoca rilanciato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio via Facebook che non ha risparmiato dei malumori in seno allo stesso esecutivo, con il sottosegretario alle Infrastrutture, il democratico Salvatore Margiotta, che ha invitato a valutare le eventuali “conseguenze della revoca”.
Malesseri nel MoVimento
Il 2020, intanto, si apre con il dissenso all'interno del MoVimento 5 Stelle, con il senatore Gianluigi Paragone che fa sapere, nero su bianco, scrivendolo su carta intestata: “Sono stato espulso dal nulla”. Con un piccolo, non troppo velato, messaggio: “C'era una volta il 33%. C'era…”. Il Collegio dei Probiviri del MoVimento 5 Stelle ha, infatti, disposto l'espulsione del senatore. Fra le motivazioni, il voto espresso in difformità dal gruppo parlamentare sulla Legge di bilancio: Paragone aveva votato contro, non risparmiando violenti critiche ai colleghi. “Se passa l'accordo tra MoVimento 5 Stelle e Partito democratico, torno a fare il giornalista” è stato il commento rilasciato dal senatore al Corriere della Sera il 19 agosto scorso. Quattro mesi dopo, quando ormai si profilava la sua esplusione, al Quotidiano Nazionale Paragone aveva dato una stoccata ai probiviri Cinque Stelle: “Ci proveranno [all'espulsione, ndr], forse ce la faranno pure, ma poi metterò in evidenza che il collegio dei probiviri è composto da persone che sono incompatibili, come la ministra Fabiana Dadone che non può essere ministro e probiviro insieme”. In un video in diretta Facebook, il senatore aveva denunciato tutti quei pentastellati che non sarebbero in regola sulla rendicontazione. L'argine del MoVimento sembra essersi rotto dopo le dimissioni dal Ministero dell'Istruzione di Lorenzo Fioramonti, che di fatto ha salutato il suo gruppo constatando amaramente il mancato stanziamento di un ulteriore miliardo nella legge di bilancio.
La replica di Di Battista
Non si è fatta attendere la replica del grillino Alessandro di Battista. Al contrario di altre espulsioni, stavolta il pentastellato della prima ora ha espresso solidarietà nei confronti di Paragone: “Gianluigi è infinitamente più grillino di molti che si professano tali – ha scritto -. Non c’è mai stata una volta che non fossi d’accordo con lui. Vi esorto a leggere ciò che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell’ultima campagna elettorale che ho fatto. Quella da non candidato, quella del 33%. Buon anno a tutti amici mie(i)”. Una sconfessione di Di Maio? Non sembrerebbe, se un mese fa lo stesso “frontman” del MoVimento aveva preso le difese di Di Maio, sottolineando: “Io penso che il Movimento debba alzare il tiro su determinati temi – incalza – come la giustizia, il Mes e le fondazioni dei partiti. Luigi Di Maio lo sta facendo e io sono dalla sua parte, lo sostengo in questa linea” aveva detto.
Emilia-Romagna decisiva
Se è sempre più chiaro che in Emilia Romagna l'esito delle votazioni sarà decisivo, anche Beppe Grillo saluta il nuovo anno in maniera sibillina: scavando una fossa. Perché, se è vero che “siamo terrorizzati da tutto, dal clima, dai cambiamenti […], bisogna essere ottimisti – ha sottolineato il fondatore dei Cinque Stelle -, è un futuro che ci aspetta radioso, l'intelligenza artificiale, la robotica”. È il capogruppo del MoVimento, Luigi Di Maio, ad invitare i suoi ad “essere compatti”, perché la posta a gennaio è alta, e il 2020 è inoltre l'anno degli Stati Generali: un bilancio per l'intero MoVimento. Secondo Paragone, dunque, le “espulsioni” come la sua hanno un sapore amaro, con un MoVimento che “in questo momento si è accucciato, nella sua parte di governo, all'area progressista di questo Paese, mentre un'altra parte non sa di preciso dove andare e c' è ancora una terza parte che, come me, è rimasta alle radici di nucleo politico antisistema che a mio giudizio stava meglio con la Lega perché insieme rappresentavano meglio le forze antisistema”.
L'opposizione, Berlusconi: riportiamo al voto 7 milioni di italiani
Intanto, dall'opposizione, Silvio Berlusconi rassicura. A Repubblica dichiara che resterà lui al comando di Forza Italia, contro quelle voci che, al contrario, prospettavano un “cambio di vertice”. Nell'intervista, è chiaro il suo appoggio al leader della Lega, Matteo Salvini: “In Italia [la Lega ha dato] un messaggio molto chiaro. Del resto, Salvini è un leader avveduto. Sì, talvolta usa toni da comizio, ma lo fa perché sono graditi ai suoi sostenitori”. Berlusconi, inoltre, si pone come garante per l'Unione europea in caso di un eventuale governo di centrodestra a guida leghista: “La nostra presenza come colonna portante del centrodestra è assoluta garanzia del fatto che il prossimo governo avrà una politica costruttiva sull'Europa e non verrà meno a quei principi di democrazia liberale e di solidarietà europea e occidentale che d'altronde i nostri alleati hanno detto molte volte di condividere. In ogni caso saremo noi, che siamo parte del Partito popolare europeo, a vigilare sulla coerenza con questi valori” ha dichiarato. Ma al quotidiano ha parato anche il leader di Forza Italia: “Dobbiamo riportare al voto i 7 milioni di italiani che oggi non votano ma che, a domanda, si definiscono liberali, moderati, conservatori – ha ricordato – Questo non significa naturalmente che Forza Italia non possa e non debba rinnovarsi ed allargarsi, anche per risalire da un livello di consenso elettorale non soddisfacente, ma comunque rilevante dopo i quattro colpi di stato subiti e le molteplici aggressioni giudiziarie di cui è stato vittima il suo leader”. È poco ottimista la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, sul futuro del governo a trazione Pd-5 Stelle: “Non ha alcuna visione dell’Italia. Tutto si risolve in una gara interna a chi vuole dimostrare di essere un po' meno impresentabile dell'altro. Ma gli italiani sanno che questo governo è impresentabile nel suo complesso”. Per la Meloni, in Emilia Romagna si giocherà una partita decisiva, con una “fetta fetta consistente di cittadini che non lo dichiara ma voterà per cambiare”. Se l'avversario politico restano il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle, su Salvini, Giorgia Meloni parla di “alleati”, che vanno difesi, come nel caso della nave Gregoretti: “Sono stata la prima a difendere Salvini nella vicenda dell'autorizzazione a procedere per la nave Gregoretti e lo faremo fino alla fine, perché considero scandaloso che qualcuno venga mandato a processo per aver svolto il suo lavoro” ha dichiarato a Il Messaggero.