Primo passo di Marianna Madia verso la riapertura della trattativa sulla contrattazione nel pubblico impiego. Il ministro della Pa ha, infatti, dato mandato all’Aran, il braccio operativo dell’esecutivo nelle negoziazioni, per riaprire il tavolo convocando i sindacati sulla questione dei comparti, che in base alla riforma Brunetta, rimasta inattuata, dovrebbero essere ridotti da undici a non più di quattro. Intanto, sempre sul fronte Pubblica Amministrazione, è entrato in vigore il decreto che detta tempi e criteri per l’operazione mobilità. Un crono-programma scandito tappa per tappa, con le prime scadenze ad appena dieci giorni.
Tra le date da appuntare c’è sicuramente il 31 ottobre, termine entro cui le Province dovranno stilare gli elenchi con tutti gli esuberi. Si preannuncia così un autunno cruciale per i dipendenti pubblici. L’atto siglato da Madia è il segnale atteso dai sindacati, che accolgono con soddisfazione la mossa del Governo, preliminare alla discussione sugli aumenti salariali. Il segretario della Fp Cgil, Susanna Dettori, reagisce con un “finalmente” e spiega come una proposta già c’è “unire le funzioni centrali (ministeri, presidenza consiglio, agenzie fiscali, enti pubblici non economici), mettere insieme tutta la sanità, poi gli enti locali e infine il settore della conoscenza (scuola, università, enti di ricerca)”.
Insomma anche per i sindacati diminuire i comparti, semplificando, è auspicabile e fattibile anche in tempi ravvicinati. D’altra parte dal numero dei comparti dipende quello dei contratti in cui si divino gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici, che aspettano lo sblocco degli stipendi. Anche la Uil con il segretario confederale, Antonio Foccillo, si dice “pronto”, anzi “troppo tempo è stato perso visto che i primi a chiedere il tavolo siamo stati noi”. Sulla stessa linea il segretario generale della Cisl Fp, Giovanni Faverin, secondo cui “sei anni di blocco contrattuale non hanno congelato solo i salari ma anche il cambiamento”, con regole che risalgono al 2009, come appunto la riduzione dei comparti, rimaste finora sulla carta.
Insomma si apre ufficialmente la partita sulla contrattazione, dopo la sentenza di luglio della Corte Costituzionale, che dichiarava illegittimo il blocco seppure senza effetti retroattivi, e a meno di due settimane dalla presentazione della legge di stabilità, dove verranno inserite le risorse per il rinnovo. Saranno giorni caldi anche per la gestione dei trasferimenti dei dipendenti delle Province in soprannumero a seguito della riforma Delrio. L’uscita in Gazzetta Ufficiale del decreto sulla mobilità chiude infatti la fase progettuale. Ora si può passare ai fatti e già entro il 10 ottobre il personale in distacco o comando passerà definitivamente all’amministrazione che lo ha in prestito. Entro un mese le Province dovranno inserire sul portale dedicato dal Governo alla mobilità gli elenchi degli esuberi, la platea potenziale si avvicina ai 20 mila (ma saranno meno). Per fine anno invece il ministero della P.A. renderà pubblica la mappa dei posti liberi in tutte le amministrazioni. A questo punto i soprannumerari faranno le loro richieste, daranno le loro preferenze ed entro febbraio il ministero incrocerà domanda ed offerta. La presa in servizio è prevista per il mese di marzo. Sono coinvolti anche i dipendenti della Croce Rossa e la polizia provinciale. la ricollocazione verrà rispettando i criteri di vicinanza, si terrà conto anche della legge 104 sulla tutela della disabilità grave. Inoltre alcuni spostamenti sono già stati tracciati: due mila persone saranno trasferite agli uffici giudiziari, dove c’e’ carenza di personale, e altri, per continuità di funzioni, al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.