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Il confronto pre-voto dei candidati dem

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Confronto secco, diretto, con brevi tempi di risposta ma sufficienti a tracciare un quadro delle tre principali figure che andranno a sfidarsi per la leadership democratica il prossimo 3 marzo: Maurizio Martina, Robeto Giachetti e Nicola Zingaretti, nello studio di SkyTg24 per dare la loro versione definitiva agli elettori che si recheranno alle primarie per eleggere il nuovo segretario. Tutti i punti salienti dell'attuale governo, quelli mancati durante il governo di sinistra, bilanci (pochi), prospettive (decisamente di più) e alleanze, il tema su cui sono a quanto pare tutti d'accordo: no a Movimento 5 stelle e destra (tutta) per Martina e Zingaretti, più elaborata la risposta dell'ex candidato sindaco di Roma, secondo il quale “la vocazione maggioritaria è un'ambizione. Vi ricordate l'Unione, da Mastella a Bertinotti? Io non voglio ritornare a quello, voglio andare avanti, sempre avanti nel progetto del Partito Democratico”.

Renzi

Non è in corsa per la segreteria di partito ma Matteo Renzi è il convitato di pietra con il quale, bene o male, tutti devono fare i conti. Per Martina e Giachetti il problema del “quanto vi manca Renzi” nemmeno si pone: “Io direi quanto manchiamo noi a lui – dice l'ex ministro -, penso che anche lui viva la sfida fondamentale di costruire un'alternativa a questa destra. Non possiamo esaurire il nostro dibattito nel definirci renziani o antirenziani”. Per l'ex vicepresidente della Camera, “Renzi non manca perché ringraziando iddio c'è”. Zingaretti elabora: “Con lui un ottimo rapporto, non l'ho mai votato ma l'ho sempre rispettato. Mi auguro che non ci manchi nell'ambito di un partito pluralista”. Il capitolo del fermo dei genitori dell'ex premier è un'occasione per parlare del sistema giudiziario, “malato” e “da riformare” secondo Giachetti. Per il presidente del Lazio non c'è fiducia nella “giustizia a orologeria”, mentre Martina ribadisce solamente il rispetto per il lavoro della Magistratura.

Migranti e Reddito di cittadinanza

Altro snodo cruciale è quello del tema migranti, sul quale Giachetti rivendica il lavoro di Marco Minniti e sottolinea l'impellenza di una risoluzione del problema non dell'accoglienza ma dell'integrazione. Per Martina è una questione di legislazione: via la Bossi-Fini e quel decreto Salvini che definisce “figlio di questa”. Restando ai provvedimenti governativi, ha fatto discutere il reddito di cittadinanza, con i candidati dem che invocano all'unisono il ritorno al reddito d'inclusione, giudicato migliore da Zingaretti e l'unico strumento funzionale all'abbassamento delle tasse da Giachetti. D'accordo anche Martina: “Cambierei il reddito di cittadinanza, rafforzerei il reddito di inclusione. Loro hanno speso sei o sette miliardi, si possono mettere 3 miliardi per ampliare la platea del Rei e il resto metterlo per abbassare il cuneo fiscale”.

Erasmus con Calenda

Conclamato il “no” univoco alla patrimoniale per evitare l'aumento dell'Iva e l'invocazione di investimenti per risollevare il Pil, c'è tempo per un siparietto tra calcio ed Erasmus: alla domanda su chi preferirebbero coabitare nel corso di un'esperienza di studio all'estero, Zingaretti e Martina vanno su Calenda, “persona con un carattere particolare ma molto curiosa”. Giachetti resta sul classico: “E' una persona simpatica, perfetto per le battute da coinquilino, una risorsa e ha un progetto per l'Europa e poi gli riconosco di aver raggiunto il risultato più grande per il Pd”. Immancabile l'appello finale, uno a testa. Unità e pluralismo insieme: per i candidati si può fare.

Mattia Damiani: