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Iadicicco, un voto per fermare la “deriva nichilista”

Lei ĆØ piemontese, lui ĆØ romano. Lei ha alle spalle decenni di battaglie radicali,Ā lui ĆØ un padre di famiglia 40enne cattolico con una storia di militanza prima in Azione Giovani, poi in Alleanza Nazionale e oggi in Fratelli d'Italia. Lei ĆØ un volto conosciuto, sostenuta dai poteri forti, lui conta sul sostegno del popolo del suo territorio. Entrambi sono candidati al Senato nel Collegio uninominale Roma 1, lei nel centrosinistra e lui nel centrodestra. Emma Bonino e Federico Iadicicco sono l'espressione di due mondi agli antipodi che ingaggerannoĀ una accesaĀ disputa elettorale domenica prossima, 4 marzo. In Terris ha intervistato Iadicicco per parlare di politiche pro-vita e pro-famiglia, di immigrazione, di impegno per il bene sociale.

La piattaforma Avaaz, legata al magnate Soros, ha identificato in Lei lā€™avversario da sconfiggere, lā€™ultimo ostacolo che potrebbe impedire lā€™elezione di Emma Bonino al Senato. Davide contro Golia, una sfida impossibile?
ā€œTutte le rilevazioni degli istituti demoscopici parlano di un testa a testa tra me e Emma Bonino in questo Collegio. Non ĆØ affatto una sfida impossibile ma ĆØ indubbiamente molto affascinante, la piĆ¹ paradigmatica tra i confronti dei collegi uninominali di Roma. Da un lato cā€™ĆØ chi come me ĆØ la naturale espressione di questo territorio, nel quale svolgo da sempre la mia attivitĆ  politica, prima come semplice militante, poi Presidente di Azione Giovani a Roma, consigliere provinciale e infine negli ultimi anni dirigente nazionale di Fratelli dā€™Italia. Dallā€™altro lato Emma Bonino ĆØ stata catapultata in questo collegio dal Pd ma nelle ultime settimane non lā€™ha vista nessuno sul territorio, perchĆ© ĆØ impegnata a far conoscere la sua lista +Europa in televisione e in giro per lā€™Italia. Qualche giorno fa ha dichiarato in tv di non ricordarsi neanche in quale collegio del Senato fosse stata candidata: un fatto gravissimo e indicativo dellā€™idea di rappresentanza che ha in mente la sinistra. ƈ evidente che proveniamo da due mondi completamente agli antipodi: lei rappresenta certi ambienti della finanza internazionale e rivendica orgogliosamente la sua lunga amicizia con Soros, io sono il Presidente nazionale di unā€™associazione di imprenditori, ho a che fare ogni giorno con i problemi concreti delle piccole e medie imprese italiane e conosco meglio le dinamiche dellā€™economia reale rispetto a quelle della finanza speculativaā€.

In questa sfida si puĆ² vedere quella che Giovanni Paolo II chiamava ā€œuna lotta tra la cultura della vita e la cultura della morteā€. Chi sostiene la Bonino vi legge invece una lotta tra chi guarda al futuro e chi ā€“ riferendosi ai cattolici pro vita e ai conservatori ā€“ vuole ā€œfermare le lancette dellā€™orologioā€. Cosa cā€™ĆØ veramente in gioco a Roma il 4 marzo in vista dei prossimi anni?
ā€œUn grande pensatore americano come Richard Weaver definiva il conservatore ā€˜un realista che crede che esista una struttura della realtĆ  indipendente dalla sua volontĆ  e dal suo desiderioā€™. Penso sia la migliore definizione per segnare la distanza tra un conservatore realista come me e il progressismo radicale e ideologico di Emma Bonino. ƈ assolutamente ragionevole, del resto, considerare la maternitĆ  surrogata una pratica abominevole e una intollerabile violenza sul corpo della donna mentre ĆØ radicalismo ideologico confondere il desiderio con il diritto e introdurre forzatamente nel nostro ordinamento un presunto diritto alla genitorialitĆ  sulla pelle di migliaia di donne povere, costrette per ragioni economiche ad ā€˜affittareā€™ il loro utero. Per questo il 4 marzo il voto al centrodestra rappresenta lā€™unico argine possibile per fermare questa assurda deriva nichilista e distruttiva che si nasconde dietro la retorica dei diritti civiliā€.

La Bonino ha piĆ¹ volte sostenuto la necessitĆ  di un costante flusso migratorio per sostenere lā€™economia e la scuola italiana. Afferma che gli immigrati ā€œraccolgono i pomodoriā€ e ā€œriempiono le classiā€ svuotate dalla crisi demografica dando lavoro a migliaia di nostri insegnanti. Cosa ne pensa?
ā€œQuesto ĆØ uno dei punti centrali del nostro programma elettorale e marca una differenza profonda tra me e la Bonino. Noi siamo convinti che la crisi demografica, che di questo passo porterĆ  gli italiani allā€™estinzione, non si affronti con una politica fondata sullā€™accoglienza indiscriminata e con la logica delle frontiere aperte a prescindere bensƬ con un piano strutturale di sostegno alla natalitĆ . Per quanto riguarda il fenomeno dellā€™immigrazione, ritengo che non sia vero che la cittadinanza favorisca lā€™integrazione, semmai ĆØ vero il contrario. Una politica di integrazione prudente e sostenibile puĆ² portare ad un riconoscimento della cittadinanza, che segua perĆ² criteri di gradualitĆ  attestando lā€™avvenuta integrazione e ponendo quindi la questione su un piano culturale e non su un piano ideologico come fa la sinistraā€.

Dello Ius soli che ne pensa?
ā€œIl dibattito sullo Ius soli ĆØ strumentale perchĆ© la nostra Costituzione riconosce piena tutela allo straniero e il Testo Unico sullā€™immigrazione del 1998 garantisce lā€™esercizio del diritto allā€™assistenza sanitaria, allā€™assistenza sociale, allā€™istruzione. Gli unici diritti che gli stranieri non hanno sono quelli politici, di elettorato attivo e passivo, tuttavia i bambini nati in Italia possono acquisire la cittadinanza al compimento dei 18 anni e dunque esercitare i diritti politici esattamente come tutti gli altri cittadini italiani. Pertanto lo Ius soliĀ  ĆØ prima di tutto una bandiera ideologica, che non favorisce lā€™integrazione ma anzi rischia di aumentare i conflitti sociali, ed in secondo luogo una pedina necessaria al business dellā€™immigrazione. Tra maternitĆ  surrogata e tratta degli esseri umani, i progressisti rischiano di promuovere nuove forme di schiavitĆ¹ ripristinandoĀ  una pratica ormai lontana nella storiaā€.

Come responsabile nazionale del dipartimento Vita e Famiglia di Fratelli dā€™Italia Lei mette al centro della sua campagna la famiglia e in piano ā€œimponenteā€ a favore della natalitĆ ā€. Dallā€™altra parte ci sono le campagne progressiste per liberalizzare lā€™aborto, il divorzio, lā€™eutanasia e la fecondazione artificiale… Dovā€™ĆØ realmente il bene della persona e della comunitĆ ?
ā€œSecondo i radicali, esiste lā€™individuo sradicato da ogni suo legame originario, libero nella sua alienazione e i ā€˜diritti dei singoliā€™ sono funzionali a riempire il vuoto esistenziale di questi individui. Dal nostro punto di vista, invece, la persona si realizza a pieno solo entrando in relazione con il prossimo, in una dimensione comunitaria che riconosca il valore insostituibile di tutti i corpi sociali intermedi, in primis la famiglia. Si tratta di due visioni antropologiche contrapposte e inconciliabili. Io rappresento la seconda opzione e ritengo pertanto la natalitĆ  e il lavoro nellā€™impresa due temi chiave per il rilancio dellā€™Italiaā€.

Quanto conta la fede personale per un politico?
ā€œNon amo strumentalizzare la fede per fini politici. Sul piano politico, infatti, mi definisco da sempre un conservatore popolare che ha come baluardi la centralitĆ  della persona e la difesa della vita dal concepimento al fine naturale. Mi ispiro certamente alla dottrina sociale della Chiesa e la fede cristiana ĆØ la linfa vitale di ogni aspetto della mia vita. Non voglio tuttavia correre il rischio di trasformare il cattolicesimo in unā€™ideologia, in un manifesto di principi e valori, e pertanto sono contrario al partito dei cattolici, un ā€˜ghetto santoā€™ autoreferenziale e incapace di contaminare la societĆ  nella quale agisce. Il cristiano ĆØ sale della terra e luce del mondo, questo dovrebbe segnare la sua presenza nella vita pubblica cosƬ come stabilito straordinariamente dalla Chiesa Cattolicaā€.

Cosa sente di dire a un giovane che ritiene che contribuire al bene della societĆ  sia una battaglia persa?
ā€œSin da quando ero Presidente romano di Azione Giovani, lā€™allora movimento giovanile di An, mi sono sempre occupato della formazione culturale e politica dei giovani, organizzando centinaia di incontri e convegni e vari corsi di formazione. Nel 2016 ho fondato con altri amici il Centro studi Minas Tirith, un laboratorio culturale di ispirazione conservatrice, popolare e identitaria. Lā€™anno scorso abbiamo organizzato un ciclo di incontri incentrato sulla difesa dellā€™umanesimo integrale da una visione nichilista e nemica dellā€™umano. Attualmente ĆØ in corso di svolgimento il secondo ciclo di incontri, che abbiamo intitolato ā€˜Tutta unā€™altra storiaā€™, per rivisitare alcune pagine importanti della storia europea liberate dai falsi ideologici. Credo che investire nella formazione dei giovani sia indispensabile se si vuole costruire una ĆØlite di popolo in grado di contrapporsi alla ĆØlite dominante dei grandi gruppi di potere, delle oligarchie finanziarie. Non ĆØ una battaglia persa perchĆ©, come ci insegna Tolkien, il bene dimora nel cuore di ogni uomo e anche dinanzi ad unā€™umanitĆ  che sembra sempre piĆ¹ sullā€™orlo del precipizio puĆ² bastare un sussulto di speranza, una piccola dose di buon senso per far prevalere le ragioni della vita e del bene comune sul nichilismo e la cultura della morteā€.

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