In Italia si assiste, in questo periodo, al continuo aumento di coloro che, per passatempo o per arrotondare i propri introiti, setacciano i fiumi pur di trovare preziose pagliuzze d’oro. Nel letto dei fiumi e dei torrenti delle Alpi occidentali (Po, Ticino, Dora Baltea, Elvo), in particolare, è possibile trovare il nobile metallo. La notizia si sta diffondendo e parecchi avventurieri si sono proiettati alla ricerca (lungo i fiumi auriferi, non nelle miniere o presso i giacimenti) sebbene non si tratti di un esodo o di persone che lasciano il proprio lavoro. Le associazioni del settore stimano in circa 500 (fonte Quotidiano.net) i praticanti della “pesca all’oro”; il numero effettivo, tuttavia, è decisamente superiore poiché non tiene conto di tutti i non iscritti e di coloro che si improvvisano “cercatori della domenica”.
Numeri in crescita
Vi è un indubbio aumento, complice la crisi economica, dei cercatori d’oro “alluvionale” ma l’attività, nonostante la fase crepuscolare del dopoguerra (gli ultimi contadini che la svolgevano in modo semiprofessionale), mai è terminata. Ne è la riprova un’“agenzia” dell’Adnkronos del lontano 21 settembre 1992 in cui l’esperto Pablo Schwarz dichiarava entusiasta: “Altro che Klondike, l’oro è in Italia, a disposizione di chi lo voglia trovare. Piemonte e Lombardia ne sono ricchissime, cito a memoria il Ticino, l’Orba, l’Orco, il Malone, ma ho avuto grandi soddisfazioni anche in Toscana e in Sardegna […] Il fiume è preciso come un orologio, la roba leggera se la porta a mare, lasciando sul posto i metalli pesanti. Tra questi, un puntino d’oro si trova sempre”.
Le punte
I detriti che, nei secoli, gli ammassi di ghiaccio e roccia hanno disseminato nella loro discesa, contengono anche le preziose scaglie; in alcuni tratti dei fiumi, lungo le sponde, specie dopo una piena, si formano le cosiddette “punte”: dei luoghi circoscritti dove è più facile rinvenirle. Sta al cercatore, armato di pazienza e batea (padella per isolare frammenti d’oro), nonché di canaletta (asse con scanalature per sondare cospicuo materiale lungo la corrente del fiume e sperare in rimasugli di metalli più pesanti), protetto da stivali, trovare ciò che i corsi d’acqua trascinano a valle. L’oro alluvionale è definito anche “etico” in quanto per la sua estrazione non sono utilizzati elementi e prodotti nocivi per l’ambiente.
Regolamentazione e assistenza
Per quanto riguarda la normativa, oltre ad alcune leggi regionali, le disposizioni sono raccolte nel Codice dei beni culturali e del Paesaggio, entrato in vigore il I maggio 2004. Tale Codice definisce il patrimonio culturale e paesaggistico italiano, tra cui i beni mineralogici (inseriti nei beni naturalistici). La tutela è garantita attraverso delle sanzioni amministrative e penali. Il sito dei Carabinieri, in particolare il link https://www.carabinieri.it/editoria/natura/la-rivista/home/tematiche/ambiente/sale-la-febbre-dell-oro, conferma la crescita dei novelli cercatori d’oro e, in tema di normativa, precisa: “La ricerca dell’oro in Italia è regolamentata dalla legge n. 1443 del 1927 tuttora in vigore, la quale sottolinea come tutti i beni del sottosuolo siano di proprietà governativa. Nella legge però, non sono contemplate le sabbie aurifere e la caccia all’oro, ne deriva che sui fiumi e nei torrenti è possibile andare tranquillamente a cercare oro, tenendo presenti le norme regionali emanate dalle diverse zone d’Italia interessate…”. Ci sono rassegne del settore, tra queste il Bologna Mineral Show (la prossima edizione si terrà a Casalecchio di Reno, nei pressi del capoluogo regionale, dal 6 all’8 marzo 2020). In queste occasioni si possono incontrare appassionati ed esperti, vedere materiali nuovi e reperti storici nonché sperimentare attività ludiche, grazie alla riproduzione dell’alveo di un fiume per setacciare e praticare la pesca all’oro. Il sito www.minieredoro.it offre molte informazioni di carattere storico e geografico nonché utili consigli sull’attrezzatura e sulla normativa vigente. Altro sito di appassionati, molto dettagliato, è cercatorioroitalia.altervista.org/.
Tracce di tradizione
A Predosa (provincia di Alessandria) hanno sede sia la Federazione Italiana Cercatori d’Oro sia il Museo storico dell’oro italiano. L’attività dura che logora la schiena piegata per ore (e insegna a incassare moralmente anche una giornata infruttuosa, se va bene permette, invece, di raccogliere circa un grammo d’oro, del valore attuale intorno ai 44 euro), sebbene spesso effettuata per scopi ludici, trasuda di tradizione, mestiere, antiche conoscenze su luoghi, materiali e attrezzi. Dimostra, altresì, un rapporto sano con la natura e uno spirito nobile che prova più gusto nel solo fatto di trovare una scaglietta preziosa anziché del suo valore strettamente economico. Altro discorso è rivolto agli avventurieri dei tempi nostri, a coloro che si improvvisano cercatori d’oro e che sognano guadagni immediati, a palate. La loro illusione rimarrà tale e dovranno sperare solo di sognare il numero 54, quello che, nella cabala napoletana, rappresenta il “cercatore d’oro”.