Tre miliardi di dollari (o giĆ¹ di lƬ) in tre anni, pari a 2,75 miliardi di euro, con oltre 1000 posti di lavoro diretti e altri 2000 di indotto: numeri da capogiro quelli messi sul piatto da Huawei che, attraverso il Ceo della sezione Italia, Thomas Miao, ha fatto sapere che il colosso cinese ĆØ pronto a investire in modo deciso nel nostro Paese, ripartendo le spese rispettivamente in “1,9 miliardi di dollari in acquisto di forniture, 1,2 miliardi in marketing e operations e 52 milioni in ricerca e sviluppo”, come annunciato al Castello Sforzesco di Milano durante la conferenza di sponsorizzazione della mostra “Leonardo mai visto”. L'investimento piĆ¹ importante, in termini di denaro e lavoro, del colosso della telefonia mobile che, dopo un periodo complicato nei rapporti con gli Stati Uniti, torna a battere le vie del mercato, creando nuovi brand e sviluppando nuove occasioni. Il tutto, naturalmente, alla luce di un asset commerciale (e non solo) che, secondo Miao, ĆØ destinato a rinforzarsi tra Italia e Cina: “Sono due Paesi che, da un punto di vista economico, sono ben accoppiati. L'Italia ha bisogno della Cina e la Cina ha bisogno dell'Italia: da un punto di vista commerciale sono molto ottimista. Da ora i due Paesi saranno sempre piĆ¹ vicini”.
La questione 5G
Al momento non sono stati forniti ulteriori dettagli sui modi ma i tempi si annunciano come relativamente brevi. E c'ĆØ sempre la questione della regolamentazione del golden power 5G (che al momento si applica a nove fornitori non europei) da tenere in considerazione e per il quale Miao vorrebbe prescindere dalla limitazione geografica: “Dovrebbe essere rivolto a tutti, perchĆ© la tecnologia ĆØ neutrale, non ĆØ legata questioni geopolitiche… Il 5g ĆØ molto importante, il golden power dovrebbe essere applicato a tutti i player, per essere sicuri che dal primo giorno abbiamo una infrastruttura sicura e affidabile. E' una grande necessitĆ per il paese essere pronti prima del lancio”. Non ĆØ forse un caso che l'incremento delle relazioni e degli investimenti con l'Europa vada di pari passo al progressivo arretramento della presenza di Huawei negli Stati Uniti (sui quali cui pesa ancora la vicenda Meng Wanzhou) dove, a quanto sembra, sarebbero in corso sensibili tagli non solo agli investimenti ma ancheĀ ai posti di lavoro.
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