Non usa più mezzi termini Matteo Salvini che, uscito da Palazzo Chigi al termine del colloquio con il premier Conte, fa il punto in due parole: “Andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c'è più una maggioranza, come evidente dal voto sulla Tav, e restituiamo velocemente la parola agli elettori”. Il che significa che ora la crisi è certificata e che la prospettiva del voto non è più solo una prospettiva, con il mese di ottobre principale indiziato per ritornare alle urne: “Le vacanze non possono essere una scusa per perdere tempo e i parlamentari (a meno che non vogliano a tutti i costi salvare la poltrona) possono tornare a lavorare la settimana prossima, come fanno milioni di Italiani”. Il voto sulla Tav dunque, da banco di prova si è trasformato in giustiziere di un esecutivo che, ormai da tempo, respirava aria di crisi: la divergenza di veduta (pur se nota da tempo) ha certificato le distanze incolmabili fra le due forze della maggioranza e spinto la Lega a rompere gli indugi per affrontare la prova del voto, dopo i successi incassati alle amministrative e alle europee.
Salite al Colle
Già in giornata, la Lega aveva iniziato a mettere le cose in chiaro: “L'Italia ha bisogno di certezze e di scelte coraggiose e condivise, inutile andare avanti fra no, rinvii, blocchi e litigi quotidiani. Ogni giorno che passa è un giorno perso, per noi l'unica alternativa a questo governo è ridare la parola agli italiani con nuove elezioni. Mai chiesto né chiederemo poltrone, lontani da qualsiasi rimpasto di governo“. E' quanto ha dichiarato il Carroccio in una nota, affermazioni che sono state anticipate da alcune fonti del partito che, all'Ansa avevano rivelato la contrarietà di Matteo Salvini sia all'ipotesi di un rimpasto di governo sia all'idea di un governo tecnico. Niente di tutto questo e, infatti, subito dopo la discesa del premier Conte dal Colle, dove ha incontrato Mattarella, il leader del Carroccio e il collega vicepremier Di Maio si sono entrambi recati a Palazzo Chigi, anche se solo Salvini era impegnato in un vertice con il presidente del Consiglio. Probabilmente lo snodo decisivo dal quale, ormai si era capito, si sarebbe conosciuto il futuro del governo. Risposte che non sono arrivate dall'incontro del Presidente della Repubblica con il presidente della Camera Roberto Fico, salito al Quirinale per la firma del dl Sicurezza bis (arrivata ma con un paio di criticità). Smentita, dopo un primo annuncio, la presenza di Maria Elisabetta Alberti Casellati, che non è a Roma.
Venti di crisi?
Dopo un sospiro di sollievo in seguito all'ok al dl Sicurezza bis, nei corridoi di palazzo Madama si è tornato dunque a respirare aria di crisi. La spaccatura si sarebbe aperta in seguito alla discussione del nodo Tav. La posizione del Movimento 5 Stelle in proposito era nota da tempo: la mozione contraria però, nonostante la bocciatura (con approvazione invece di tutte quelle a favore, comprese quelle formulate dall'opposizione), ha causato nervosismo all'interno della Lega che, tramite il capogruppo al Senato Romeo aveva ribadito che la posizione dei pentastellati avrebbe portato a delle conseguenze. E proprio Matteo Salvini, già durante il discorso tenuto ieri sera a Sabaudia aveva dichiarato: “Non sono fatto per le mezze misure, o facciamo cento o si vota. Star lì a scaldare la poltrona non fa per me. Sono tre giorni che non dormo. Quando senti la responsabilità sulle spalle non è semplice. Vi dò la mia parola che quello che farò non sarà nell'interesse del mio partito ma per il Paese”.
La nota della Lega
“C'è la consapevolezza e la presa d'atto che, dopo le tante buone fatte, da troppo tempo su temi fondamentali per il Paese come grandi opere, infrastrutture e sviluppo economico, shock fiscale, applicazione delle autonomie, energia, riforma della giustizia e rapporto con l’Europa tra Lega e 5stelle ci sono visioni differenti. Il voto di ieri sulla TAV ne è solo l’ultima, evidente, irrimediabile certificazione – si legge nella nota pubblicata anche su Facebook -. L’Italia ha bisogno di certezze e di scelte coraggiose e condivise, inutile andare avanti fra no, rinvii, blocchi e litigi quotidiani. Ogni giorno che passa è un giorno perso, per noi l’unica alternativa a questo governo è ridare la parola agli Italiani con nuove elezioni”.
Conte da Mattarella
Questa mattina il premier Giuseppe Conte si è recato al Quirinale dove ha avuto un incontro di circa un'ora con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il colloquio ha avuto come obiettivo quello di fare il punto della situazione e non si sarebbe quindi parlato di una eventuale crisi né di dimissioni del presidente del Consiglio.