“Vanno intensificati gli sforzi per dare voce e offrire tutela a tutte le vittime di ogni forma di tortura e per sradicare questa pratica”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio in occasione della Giornata Internazionale a sostegno delle Vittime della Tortura. “Sevizie e violenze, infatti – sottolinea il capo dello Stato – costituiscono una delle più gravi violazioni dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, sempre e ovunque abbiano luogo”.
Il 26 giugno di 30 anni fa, ha ricordato Mattarella, “entrava in vigore la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e le altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Fu una scelta di civiltà della Comunità Internazionale per riaffermare la dignità della persona. La Convenzione costituisce tuttora il principale strumento internazionale per la prevenzione e la lotta contro queste pratiche e un ruolo importante è svolto dal Comitato contro la tortura, che ne monitora l’attuazione da parte degli Stati membri”. Lavorare insieme per combattere ogni forma di tortura “rappresenta un obiettivo permanente così come offrire sostegno alle vittime di pratiche degradanti, avvengano esse nell’ambito di più ampie violazioni dei diritti umani o in Paesi caratterizzati dalla vigenza dello stato di diritto. Il nostro Paese, che ha ratificato la Convenzione contro la tortura nel 1989, ne promuove la più ampia ratifica a livello globale“. Per il Presidente, “il ruolo della società civile nella promozione dei diritti umani e nell’assistenza a quanti lottano a loro difesa è fondamentale. Le organizzazioni che si dedicano, spesso in situazione di rischio, a questo compito, meritano ogni forma di considerazione e sostegno“.
Sempre oggi Mattarella ha ricordato l’opera di don Lorenzo Milani, di cui ricorrono i 50 anni dalla scomparsa. “Le opere, le riflessioni e la testimonianza di vita di don Lorenzo Milani costituiscono ancora oggi, a cinquant’anni dalla scomparsa, una fonte preziosa, una sfida incessante, una spinta all’impegno contro ogni forma di esclusione, a partire da quelle che colpiscono i giovani” ha detto il capo dello Stato. “Per questo lo ricordiamo come un grande italiano, che tanto ha dato alla crescita della società e con il quale abbiamo maturato un debito di riconoscenza. Il suo impegno diretto verso gli ultimi si è espresso in particolare nel diffondere più ampiamente conoscenze e cultura, per conquistare una vera uguaglianza delle opportunità, in modo che ne traessero beneficio tutti i cittadini, senza distinzioni di ceto e senza barriere“.
Don Milani, ha proseguito, “ha svolto la sua missione in una piccola realtà del nostro Paese dalla quale guardava alla società nel suo insieme e alle ingiustizie da superare. Dalla periferia ci ha aiutato a guardare e comprendere meglio i cambiamenti del tempo. Rileggendo le sue parole e ripensando i gesti, che ruppero vecchie consuetudini e contribuirono ad aprire nuovi orizzonti, viene alla mente la velocità dei cambiamenti avvenuti in questo mezzo secolo. Continua però a mostrarsi con forza la modernità di Don Milani in quell’ostinato rifiuto di omologarsi ad opinioni consolidate e agli interessi prevalenti, nel progettare la libertà della persona all’interno di una crescita comunitaria, nel dare il giusto valore al percorso formativo dei giovani al fine di uno sviluppo integrale della persona. Con la sua intelligenza e la sua passione educativa, don Milani riuscì a costruire una realtà esemplare – la Scuola di Barbiana – che resta tuttora un punto di riferimento e un termine di confronto per chiunque si misuri con l’insegnamento e la pedagogia. L’innovazione nel metodo e nei contenuti è stata causa anche di dure reazioni, ma ora viene da tutti riconosciuto il grande e liberatorio contributo alla scienza dell’educazione. Generazioni di studenti, di insegnanti, di cittadini impegnati per la crescita della loro comunità saranno sempre grati a Don Milani perché la vita di una società è strettamente legata ai valori e al senso di umanità che la sorreggono“.